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BOLOGNA – “Nonostante tutte le positività, gli sforzi e i sacrifici di tantissimi, le mafie ce le portiamo dietro da secoli. Mi piacerebbe sognare che con Bologna ci possa essere una grande svolta nella storia del Paese”. Così don Luigi Ciotti, presidente di Libera, presentando la XX Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, che avrà luogo nel capoluogo emiliano il 21 marzo.
Bologna deve rappresentare un “grande grido”, afferma don Ciotti, in conferenza stampa: “Invitiamo più gente possibile ad esserci”, sapendo che quello in preparazione “non è un evento, ma un percorso di una storia che stiamo costruendo insieme”. Dunque “riempiamole queste vie, per gridare all’Italia da che parte si sta”, continua il fondatore di Libera, ma da quel momento in poi “contro le mafie non potrà essere più come prima. Una linea di demarcazione viene segnata, per noi, con Bologna”. Dopo l’appuntamento del 21 “non può essere più come prima, non ci stiamo. Chiediamo trasparenza e chiarezza a tutti e non ci tirino il fango addosso perchè lo chiediamo”, è il messaggio di don Ciotti, che parla rivolgendosi anche all’interno del mondo dell’antimafia. “L’ho detto e lo ripeto. Ben venga che la commissione antimafia, come annunciato, voglia mettere la testa, voglia approfondire- afferma il sacerdote- tutta una serie di situazioni che riguardano anche l’antimafia”. In Italia “molti si sono riempiti la parola di antimafia, ma l’antimafia è un problema di responsabilità e di coscienza- afferma don Ciotti- non è una carta d’intenti che si può tirare fuori a seconda delle circostanze” e se si approfondirà “scopriremo delle cose”. Questo perchè “chi di noi opera nei territori, nella quotidianità- continua- coglie dei segnali, delle contraddizioni e delle cose che non funzionano”.
Per don Ciotti, “c’è certamente qualcuno che in questo momento vuole giocare sporco, vuole portare un contributo che non aiuta la ricerca della verità. Abbiamo bisogno di essere più attenti, più radicali“. Dunque “ben venga che si vada a dimostrare dove il denaro viene usato per i progetti”, sottolinea il presidente, ricordando che Libera “partecipa a bandi pubblici” e pubblica tutti i bilanci. Agli organi di informazione, per questo, don Ciotti chiede che “prima di scrivere e di parlare vadano a toccare le realtà, cosa fanno e cosa non fanno, i loro bilanci”. C’è bisogno di “fare chiarezza anche nel nostro mondo. Attenzione, perchè quest’aria che tira certamente non aiuta”, avverte il sacerdote. “Tutti quelli che operano nei territori- continua don Ciotti- sanno che c’è chi sta dall’altra parte, mafiosi che fanno gli antimafiosi e antimafiosi che sono mafiosi“. Questo “ce lo dice la gente e tutte le informazioni che abbiamo- assicura don Ciotti- le abbiamo sempre consegnate all’autorità giudiziaria, con rispetto, perchè approfondisse”.
In un Paese in cui “2,5 milioni di giovani non studiano e non lavorano, qualcuno poi si preoccupa che le mafie hanno ripreso alla grande, che a Palermo sono nati i gruppi di fuoco, che stanno reclutando giovani leve. E’ lì nodo”, conclude don Ciotti: “Il nodo sono le politiche sociali e il lavoro”.
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