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Superate le 21 mila vittime del terremoto tra Turchia e Siria: Assad ad Aleppo

Le vittime sono almeno 18 mila in Turchia e più di 3.300 in Siria: si continua ascavare fra le macerie, ma con sempre meno speranze di trovare persone vive

Pubblicato:10-02-2023 13:34
Ultimo aggiornamento:10-02-2023 20:56

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ROMA – Il bilancio del doppio terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria ha superato i 21mila morti. Il numero maggiore di vittime si registra in Turchia dove, secondo stime ufficiali, almeno 18.342 persone hanno perso la vita. È stato superato così il bilancio del terremoto di Istanbul del 1999 (dove furono 18 mila).

Nelle prime ore della mattinata i soccorritori sono riusciti a trarre in salvo una famiglia di sei persone bloccata da 101 ore tra le macerie del proprio appartamento ad Alessandretta, una delle città più colpite dal sisma. Ma col passare delle ore, l’alto numero di edifici crollati, le strade bloccate e le temperature intorno allo zero fanno diminuire velocemente le speranze di salvare i superstiti in entrambi i Paesi, come continuano a dichiarare i soccorritori.

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IN SIRIA QUASI 3.400 MORTI

Quanto alla Siria, secondo stime di Damasco, sono 3.377 le morti accertate. A cinque giorni dal disastro il presidente siriano Bashar Al-Assad ha visitato i sopravvissuti ricoverati nell’Ospedale universitario di Aleppo, accompagnato dalla moglie Asma. Ne dà notizia l’agenzia nazionale Sana, aggiungendo che il primo convoglio di aiuti umanitari dalla Giordania è giunto dal valico di Nassib Jaber, a sud della capitale, mentre aerei da Tunisia e Emirati Arabi Uniti con a bordo oltre 90 tonnellate di cibo, medicinali e altri aiuti sono atterrati negli aeroporti di Damasco e Aleppo.

Non è chiaro però se questi aiuti stiano raggiungendo anche le zone terremotate nel nord-ovest, tra le più devastate da 12 anni di guerra. Si tratta infatti delle aree controllate dai ribelli, dove secondo le Nazioni Unite il 90% della popolazione vive grazie agli aiuti umanitari.

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GLI AIUTI CHE NON ARRIVANO

Da giorni i residenti denunciano la mancanza di aiuti da parte della comunità internazionale. Ieri dal valico settentrionale di Bab Al-Hawa, al confine con la Turchia, sono entrati i primi convogli delle Nazioni Unite, ma come è stato chiarito si è trattato di aiuti già pianificati e non adattati all’emergenza.

Ieri l’Ue europea ha annunciato l’attivazione del Meccanismo europeo di protezione civile anche per la Siria, riferendo che i primi aiuti di beni necessari sono stati mobilitati da Italia e Romania e che il Programma alimentare mondiale (World food programme, Wfp) ha richiesto sostegno. Ciò “ci permetterà di veicolare altri aiuti”, come si legge in una nota della Commissione europea. Il Wfp ha inoltre fatto sapere di stare terminando le scorte di aiuti e ha quindi invocato l’apertura di nuovi valichi per permettere ai convogli di transitare.

Crescono anche gli appelli a sospendere le sanzioni internazionali sul Paese. Ieri il Dipartimento di Stato americano ne ha sospeso una parte, consentendo per 108 giorni le transazioni finanziarie necessarie a soccorrere i terremotati.

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