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Covid, la frode dei test in farmacia facilitata da chi non chiede il documento di identità

Emerse molte criticità, scoperti anche farmacisti senza green pass. Intervista a Dario Praturlon, Maggiore del Comando generale dei Nas di Roma

Pubblicato:10-02-2022 17:39
Ultimo aggiornamento:10-02-2022 17:39

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ROMA – “L’indagine è partita dalla verifica della corretta identificazione dei soggetti sottoposti a tampone antigenico rapido presso le farmacie, al fine di evitare attività fraudolente che ci sono arrivate dal territorio soprattutto per le persone che senza aver ricevuto il vaccino usufruivano di un esito positivo al test Covid fatto da altri soggetti, con l’obiettivo di ottenere il green pass. Il cosiddetto caso dei ‘falsi positivi'”. È Dario Praturlon, Maggiore del Comando generale dei Nas di Roma, a spiegare all’agenzia Dire l’operazione di controllo effettuata su tutto il territorio nazionale e che ha portato a scovare diverse irregolarità. “Diverse farmacie, ci era stato segnalato, hanno effettuato dei test senza richiedere alcun documento di identità ma solo il codice fiscale– precisa Praturlon- ne avevamo avuto il sentore da subito: era una possibile falla nel sistema di cui chiunque può approfittare. Abbiamo pertanto condotto un’attività investigativa per procedere poi ai controlli. Il rischio è che, in modo fraudolento, si smontasse il sistema messo in atto dal governo. Era un dovere morale, oltre che di competenza dei Nas, verificare dove questo accadesse e impedirlo. Anche perchè- precisa il Maggiore dei Carabinieri- non c’è una sanzione penale o amministrativa per questo, non è stato normato specificatamente. Noi abbiamo segnalato alle Asl dove sono state riscontrate queste irregolarità, una diffida con invito anche alla chiusura della farmacia, perché le aziende sanitarie locali rilasciano le autorizzazioni per questo tipo di attività di test rapido”.

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Nel corso dell’indagine dei Nas, in tutta Italia, sono emerse poi altre irregolarità: “Gazebo improvvisati, mancata sanificazione, personale non abilitato al prelievo diagnostico, kit per i test non omologati, mancanza di camici e altre criticità che possono aumentare il rischio di diffusione del contagio- spiega Praturlon. Poi sono stati individuati alcuni operatori, farmacisti nello specifico, senza green pass, taluni anche già sospesi dall’ordine professionale di riferimento. Sulla base di questo tipo di irregolarità sono state avviate ulteriori indagini, ancora una volta su tutta Italia. Abbiamo allertato anche gli ordini professionali dei farmacisti, che ci hanno aiutato anche in questa prima fase di indagine: gli operatori individuati sono stati sospesi dall’albo”. Professionisti no-vax di cui lo stesso ordine dei farmacisti non era a conoscenza, anche perché, spiega il Maggiore, “per le farmacie private il controllo sul possesso del green pass è effettuato dal titolare della farmacia, diversamente dagli operatori farmacisti che lavorano nel pubblico, i quali sono controllati dalle Asl”.


Il numero di irregolarità emerso dall’indagine del Nucleo antisofisticazione e sanità dei Carabinieri non è alto ma come spiega Praturlon “in una condizione di circolazione epidemiologica come quella vista nelle passate settimane non possono esserci neanche 21 farmacie irregolari, anche perché la maggior parte delle persone ha fatto il test rapido anziché il molecolare, in questi ultimi due mesi. Il risultato che esce dalle farmacie deve essere affidabile e serio. I Nas lavorano non solo sui controlli a campione ma sulla base di un substrato informativo, un’intelligence fatta sul territorio. L’aspetto più grave emerso dall’indagine è però il kit di campioni non omologati, 677 quelli sequestrati“, precisa il Maggiore, “ma questo sommato alla superficialità e alla sciatteria degli operatori che facevano i tamponi senza sanificare, in locali promiscui e senza camice o per giunta con camici sporchi, può aver amplificato il contagio. Questa indagine è quindi la base investigativa per le altre verifiche sui test che stiamo conducendo“.

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