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Caro bollette, Capone (Ugl): “Draghi non ci ascolta, ma con i ministri dialogo aperto”

Il sindacalista: "Il premier ci informa e basta, senza confrontarsi. Ma la gente ha difficoltà a sostenere le spese ordinarie e le aziende faticano a restare aperte per i costi dell'energia"

Pubblicato:10-02-2022 17:02
Ultimo aggiornamento:10-02-2022 17:02

FRANCESCO PAOLO CAPONE
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ROMA – “Il Governo e il premier Draghi sono due entità diverse: la parte politica è più disponibile al confronto, infatti ci sono diversi tavoli aperti con i ministeri. Poi c’è Draghi che è un dirigista, fa il suo mestiere che è quello di decidere e assicurare ai nostri prestatori di risorse che vengano utilizzate bene”. Lo sottolinea Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl, intervistato dalla Dire.

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Per il sindacalista “Draghi informa i sindacati e basta, non si confronta. Quello che preoccupa di più è che Cgil e Uil hanno provato a fare un’operazione di piazza, un po’ spinta, che però non ha avuto risultati rilevanti, perché anche i lavoratori hanno capito che in questo momento ci vuole responsabilità“. Il che, precisa Capone, “non vuol dire lasciare la palla in mano solo al Governo. Noi siamo le sentinelle dei bisogni reali, quindi abbiamo delle cose da dire”.


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Rispetto appunto alla vita quotidiana delle persone, l’aumento delle bollette è causa, spiega Capone, “di grande preoccupazione che è quella dei lavoratori e dei pensionati, di tutti coloro che vivono del loro stipendio e della loro pensione. E che oggi trovano una difficoltà a sostenere le spese ordinarie della vita quotidiana“. Poi, aggiunge il segretario dell’Ugl, “la seconda preoccupazione riguarda le aziende perché molte sono in difficoltà a mantenere aperti i cancelli: questi aumenti stanno anche aggravando una situazione che doveva essere frizzante, perché arrivano in prossimità del Pnrr con disponibilità di risorse fresche e investimenti”.

“SMART WORKING? BRUNETTA ESAGERA, ORA NORME PER CONCILIARE VITA E UFFICIO”

“La pandemia ha portato alla luce un fenomeno che era in tutte le previsioni e nei contratti di lavoro, cioè il lavoro agile o smart working, che era annunciato come previsione ma su cui nessuno aveva puntato. Ci siamo poi resi conto che si può organizzare il lavoro anche a distanza, ma va organizzato meglio“, dichiara Capone.

Rispetto alle prese di posizione sul telelavoro del ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, il sindacalista parla di “esagerazioni e iperboli” e avverte: “È vero che è finita l’emergenza il rientro graduale è importante, perché nei luoghi di lavoro c’è la socialità, la condivisione degli obiettivi e anche la raccolta delle esigenze dei lavoratori. Ma conciliare i tempi di lavoro e di vita è sperimentabile e ha bisogno di una nuova regolamentazione“. Capone osserva che servono regole come il diritto alla disconnessione perché il lavoro a distanza “ha dei vantaggi ma spesso c’è una difficoltà a non staccare mai dai tempi della famiglia, che può diventare alienante come non staccare mai dal lavoro”.

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