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Biblioteca Braidense di Milano, la prediletta di Manzoni: qui i suoi Promessi sposi

Viaggio alla scoperta dell'istituto che conserva la minuta autografa del 5 Maggio e quella del Fermo dei Promessi sposi, la 'Ventisettana'

Pubblicato:10-02-2022 12:18
Ultimo aggiornamento:10-02-2022 12:18

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MILANO – Il foglio diviso a metà: a sinistra la minuta del testo, a destra le aggiunte e le correzioni, a cercare una lingua che tutti potessero leggere. Fermo e Lucia diventerà I Promessi sposi, Alessandro Manzoni sarà considerato uno dei padri della letteratura italiana. Quelle carte in grado di raccontare la nascita di un’opera immortale sono custodite dalla Biblioteca Braidense di Milano, prediletta dallo scrittore. ‘La grande biblioteca’, così la chiamava Manzoni. Ai bibliotecari chiedeva per iscritto i libri da consultare: ora le famose Grida, ora gli scritti di Giuseppe Ripamonti per ricostruire minuziosamente, e poi descrivere nella sua opera, l’epidemia di peste che colpì il nord Italia negli anni Trenta del Seicento.

La Braidense era la sua biblioteca, per questo all’Istituto milanese la famiglia di Manzoni ha voluto lasciare tutti i suoi manoscritti, le minute autografe, e non solo. “Con diversi vincoli che noi ancora oggi rispettiamo”, spiega all’agenzia Dire Marina Zetti, bibliotecaria dell’Istituto. Due tra tutti: che il materiale donato fosse racchiuso in un’unica sala e che fosse messo a disposizione degli studiosi di Milano. In fondo, “un dono fatto alla città tramite la nostra biblioteca”.

È il 1886 quando il preziosissimo materiale fa il suo ingresso nelle sale del Palazzo di Brera. Esattamente cento anni dopo la nascita della Biblioteca, aperta al pubblico nel 1786 per merito di Maria Teresa d’Austria. Il suo governo illuminato fa sì che l’enorme biblioteca lasciata dal conte Pertusati sia donata alla città di Milano perché diventi pubblica. I 24mila volumi raddoppiano quando nel 1773 lo Stato acquisisce non solo il fondo del soppresso Ordine dei gesuiti, che nel Palazzo di Brera avevano le loro scuole. È qui che le due biblioteche si uniscono e diventano pubbliche con una dotazione di 50mila volumi, tra cui 2.300 manoscritti miniati, 2.300 incunaboli e 25mila cinquecentine. Un patrimonio destinato ad arricchirsi ulteriormente grazie al Diritto di stampa introdotto da Maria Teresa e che ha permesso alla Braidense, terza biblioteca italiana dopo le Nazionali centrali di Firenze e Roma, di possedere una collezione di 23mila testate periodiche.


Oggi sede del polo museale reso autonomo dal ministero della Cultura nel 2015, il complesso di Brera comprende otto Istituti tra cui la Biblioteca Braidense che ha il suo cuore nella Sala Maria Teresa, con un grande ritratto dedicato all’imperatrice e le scaffalature disegnate da Giuseppe Piermarini. I maestosi lampadari, che provengono dalla sala delle Cariatidi del Palazzo Reale, ricordano che la Braidense fu la seconda biblioteca al mondo, dopo quella di New York, a essere dotata di illuminazione. “Ma le lampadine andavano letteralmente a ruba- racconta Zetti- e così, per neutralizzare i furti, il direttore del tempo fece imprimere su ognuna la scritta ‘rubata a Brera’”.

Tenendo fede ai vincoli posti dalla famiglia, la Braidense dedicò una sala ad Alessandro Manzoni e al suo lascito. È questo il regno dello scrittore che contiene circa duecento manoscritti, cinquemila pezzi di carteggio, di cui 800 autografi, 2.500 opere di critica, mille volumi di edizioni pregiate delle sue opere e 550 volumi della sua biblioteca, di cui 200 postillati. “Conserviamo la minuta autografa del 5 Maggio e quella del Fermo dei Promessi sposi, la ‘Ventisettana’, la prima edizione che viene edita da Ferrario, che è un importante editore milanese che aveva pubblicato anche Il Conciliatore, per arrivare alla cosiddetta ‘Quarantana’ che è quella che di fatto noi studiamo a scuola”, spiega Zetti. “Una grande parte della fama della Braidense è basata su questa stanza che ospita tutte le edizioni originali di Manzoni, uno dei più importanti scrittori della lingua italiana dopo Dante.

Presto- dice il direttore del complesso di Brera e della stessa Braidense, James M. Bradburne- accanto a questa sala ce ne sarà un’altra che ospiterà i libri rari di Umberto Eco, un altro modello della letteratura italiana. Lo scopo di questa Biblioteca è di puntare sull’importanza del libro stesso, grazie alle collezioni straordinarie che vengono dal passato, come i Fondi dei gesuiti, i Fondi della lingua araba, della lingua giapponese, della lingua persiana e della lingua cinese. Si tratta di fonti uniche nel Paese”.

Tra i prossimi obiettivi della Braidense, anche un focus sulla letteratura per l’infanzia. “Abbiamo cominciato con l’acquisto di 257 libri per bambini sovietici. Quando il catalogo scientifico sarà concluso, questi libri rappresenteranno la collezione più grande e più importante in Italia”, spiega il direttore, convinto che “una biblioteca è il cuore di una società libera che legge, che acquista nuove conoscenze. Gianni Rodari ha detto: ‘Non vogliamo che le persone leggano per imparare, ma perché non siano schiave’. La biblioteca è la casa dei libri”.

Realizzato con l’agenzia di stampa DIRE, il progetto ‘Biblioteche d’Italia’ è un viaggio alla scoperta dei 46 Istituti statali italiani, scrigni di bellezza e custodi di un patrimonio documentario che ammonta a circa 40 milioni di esemplari: https://cultura.gov.it/bibliotecheditalia. Il documentario sulla Biblioteca Braidense di Milano fa parte della serie di reportage promossi dal ministero guidato da Dario Franceschini ed è disponibile sul profilo Instagram @bibliotecheditalia: https://www.instagram.com/p/CZyrQM2tfqH/. Il prossimo appuntamento con una nuova Biblioteca è giovedì 17 febbraio.

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