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Lavinia investita all’asilo, la mamma: “In stato vegetativo da 4 anni, ma nessuno andrà in prigione”

Lavinia a 16 mesi venne investita nel parcheggio dopo essere uscita dal cancello dell'asilo. Il processo inizia fra un mese dopo 4 anni da quel tragico giorno e la famiglia è preoccupata poer la prescrizione

Pubblicato:10-02-2022 11:32
Ultimo aggiornamento:10-02-2022 16:57
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ROMA – “L’eliambulanza con Lavinia a bordo era appena atterrata a Roma a piazza San Pietro. Il primario della rianimazione del Bambino Gesù mi disse: ‘Signora dia un bacetto alla piccola e andiamo in Tac’. Io avevo già capito: mia figlia aveva le pupille dilatate sotto il sole perpendicolare di mezzogiorno, un edema alla testa enorme, era irriconoscibile. Quando è arrivato mio marito Massimo gli ho detto subito: ‘Dimentica la bambina che avevamo questa mattina quando l’abbiamo portata in asilo’. Quegli occhi mi annunciavano che tutto era cambiato”. È Lara Liotta, mamma della piccola Lavinia che oggi ha quasi 5 anni e vive in uno stato vegetativo di minima coscienza, a raccontare alla Dire quel maledetto 7 agosto 2018 quando la piccola, mentre gattona nel parcheggio dell’asilo, a Velletri, viene travolta da una macchina.
“Il 14 marzo inizia il processo, ci sarà la prima udienza in cui saremo auditi- racconta Massimo Montebove, papà della bambina- e rischiamo la prescrizione. Dovremmo fare tutti i gradi in 2-3 anni e il rischio è di non arrivare a sentenza”.

QUEL MALEDETTO 7 AGOSTO DEL 2018

Lara e Massimo, già genitori di un bimbo che frequentava lo stesso asilo della sorellina e che al tempo dei fatti aveva 3 anni, avevano scelto una struttura piccola, in campagna, proprio per dare ai loro figli un ambiente tranquillo, lontano dal traffico della città. “Era martedì, quella mattina ho baciato Lavinia che aveva 16 mesi, come ogni giorno, abbracciandola” ricorda Lara che a una mezz’ora dall’incidente, avvenuto intorno alle 9.30, riceve da un numero che non conosce la telefonata che cambia tutto per sempre e si precipita, scortata dai suoi colleghi vigili del fuoco, verso il Bambino Gesù dove la bambina, come le dicono, viene trasportata in urgenza dall’ospedale di Velletri.

“Al telefono c’era una donna che urlava, era la maestra, Francesca Rocca”, ricorda Lara, “la donna al volante, l’investitrice quella mattina era passata a scuola con sua figlia per salutare le maestre. Ha raccontato di esser entrata nel parcheggio per arrivare all’ingresso dell’asilo e di aver sentito come il rumore di un ramo spezzato, di una siepe. È lei, da sola, che poi si accorge di quel ‘fagotto rosa’ in terra, le sembrava come una bambola: ma invece era Lavinia in una pozza di sangue”.
La piccola non era dentro l’asilo con gli altri bambini a giocare. Il cancello della scuola era aperto e Lavinia si trovava a gattonare fuori, da sola, in un angolo cieco, tra la siepe e il parcheggio“, dice mamma Lara.


IL PROCESSO INIZIA ORA DOPO 4 ANNI E “NESSUNO ANDRÀ IN PRIGIONE’

“I capi di imputazione sono per la maestra l’abbandono di minore e per l’investitrice quello di lesioni colpose gravissime. Nessuno andrà in prigione- dice Lara- tra riduzione della pena e attenuanti generiche; la maestra sotto processo non sconterà mai il massimo dei 6 anni previsti. Mia figlia ha la colpa di non essere morta, di essere vivente, ma alla fine la sua è una morte sociale”. Le giornate di Lavinia trascorrono infatti tra tante ore di sonno e veglia: “Sta facendo progressi per respirare da sola in autonomia dalle macchine, abbiamo un’assistenza infermieristica 12 ore per dormire la notte, a volte sorride, dimostra uno stato di serenità, sono riuscita a farla alimentare per bocca e non con la pompa, la nostra è una lotta continua contro tutto ciò che colpisce un corpo costretto a stare sempre sdraiato. Lei non ha mollato, è rimasta a 16 mesi tenacemente attaccata alla vita, ha resistito e noi dobbiamo sostenerla”. E così la giornata di mamma Lara inizia in ufficio alle 7.30 per poter tornare a casa alle 14.30 e dedicarsi ai tre bambini: il grande di 6 anni, la piccola di 20 mesi e Lavinia. Una turnazione serrata con il marito Massimo, poliziotto, che è fatta anche di continue pratiche infermieristiche che ormai hanno imparato a fare da soli.

lavinia investita famiglia
Lavinia oggi con la sua famiglia

IL PROCESSO RISCHIA DI FINIRE IN PRESCRIZIONE

La minaccia della prescrizione sul processo ha mobilitato tanti, è nato anche un gruppo Fb dedicato a Lavinia per chiedere giustizia. “La maestra continua a lavorare- racconta Massimo- è nelle graduatorie e fa supplenze nelle scuole dell’infanzia della città. Non esiste un regolamento che lo vieti anche se si ha un procedimento penale- spiega ancora il papà di Lavinia- e in questo vulnus della legge l’insegnante, che non ci ha mai contattato, continua a lavorare con i bambini. Io come poliziotto se sono coinvolto in un procedimento penale vengo sospeso, tutto questo non vale proprio per chi sta con i bambini. Esiste anche una questione morale, oltre quella legale. Non vogliamo essere noi a decidere chi mandare in carcere- dice ancora- ma che ci sia un riconoscimento di giustizia per Lavinia. Il reato di abbandono di minore prevede un certo elemento di volontarietà, è un ibrido insomma, non è del tutto colposo. Noi ci auguriamo che questa persona avrà delle limitazioni se sarà condannata, perchè ha un contatto con altri bambini. L’investitrice, una mamma anche lei, da allora non si da pace”.

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LA VITA DI LAVINIA OGGI

Papà Massimo descrive quelli che sembrano piccoli miracoli di ogni giorno nel torpore in cui è piombata la piccola: “Ha una minima coscienza dallo stato vegetativo, può dare attenzione, può guardare, può reagire con una diversa frequenza cardiaca. Il danno cerebrale subito è stato gravissimo”, paragonibile “ai traumi di esplosione in guerra” spiega invece Lara.
La mattina del 14 marzo i genitori di Lavinia con l’avvocata Cristina Spagnolo saranno in Tribunale a Velletri: “Chiederemo che le udienze procedano a ritmo serrato per evitare la prescrizione e chiediamo di avere la forza di andare avanti”.
I miglioramenti di Lavinia non porteranno indietro le lancette. A quattro anni da quella tragedia il processo deve ancora iniziare con i testimoni che saranno sentiti dopo così tanto tempo e la preoccupazione è di non vedere la fine del processo, una sentenza: una mancanza di giustizia che peserebbe ancora di più, come sottolineano i genitori della piccola, perchè parliamo di bambini, della loro custodia e tutela, perchè Lavinia “è come se fosse morta”, dice suo padre. E da quel giorno, anche se sopravvissuta, non è mai più tornata.

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