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Egitto, l’attivista Abdel Rady respinto dalla Turchia: “Ue mi accolga”

Abdel Rady racconta di essere stato fermato dalla polizia di frontiera, che gli ha consegnato un documento in turco con cui è stata stabilita l'espulsione verso l'Egitto

Pubblicato:10-02-2021 19:24
Ultimo aggiornamento:10-02-2021 19:24

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ROMA – “In Egitto gli attivisti per i diritti umani vengono arrestati e finiscono dietro le sbarre a causa del loro lavoro, tanti miei colleghi sono in prigione e per questo ho deciso di lasciare il Paese. Ma una volta in Turchia ho rischiato il rimpatrio e ora mi trovo in un Paese africano – che per sicurezza preferisco non rivelare – dove non conosco nessuno. Ho bisogno che un Paese europeo mi accolga”. Questo l’appello che Karim Abdel Rady affida all’agenzia Dire.

L’avvocato e attivista per i diritti umani egiziano e’ il marito di Basma Mostafa, la giornalista del quotidiano Al-Manassa arrestata e quasi subito rilasciata dalla polizia egiziana lo scorso ottobre, dopo che aveva condotto un’inchiesta sull’uccisione di un manifestante durante le proteste anti-governative nella provincia del Cairo. Per la famiglia, i guai non sono finiti.

Abdel Rady, che assicura di aver lasciato il Paese “per il mio attivismo e non per quello che e’ capitato a Basma”, la settimana scorsa e’ rimasto bloccato all’aeroporto di Istanbul per tre giorni e due notti insieme alle sue due bambine piccole, costretti a dormire sui seggiolini di metallo e a usare i servizi igienici dell’aeroporto internazionale. Al suo arrivo, Abdel Rady racconta di essere stato fermato dalla polizia di frontiera, che gli ha consegnato un documento in turco – lingua che l’attivista non conosce – con cui di fatto e’ stato respinto il visto elettronico e stabilita l’espulsione verso l’Egitto. Inoltre, gli agenti hanno dichiarato “perso” il test che confermava che la famiglia e’ negativa al Covid-19.


“Se fossi tornato in Egitto gli agenti della National security agency (le forze di intelligence egiziane, ndr) ci avrebbero sicuramente fermato” dice l’uomo, che ha quindi deciso di salire su un altro aereo diretto dove avrebbero accolto il suo visto, e “purtroppo non e’ in Europa”.

All’origine del decreto di rimpatrio emesso dalle autorita’ turche, c’e’ la pratica ormai consolidata di respingere fuori del Paese gli attivisti politici, come denuncia sempre all’agenzia Dire l’avvocato Omer Cakirgoz dell’associazione Lawyers for Freedom, che ha seguito il caso di Abdel Rady: “Le autorita’ gli hanno detto che il visto turistico elettronico non e’ valido per chi arriva dall’Egitto, ma la legge dice il contrario”.

Secondo il legale, di recente “le autorita’ turche hanno iniziato a respingere gli attivisti politici che arrivano dall’Egitto: non registrano la richiesta di protezione internazionale e li obbligano a restare nell’area di transito dell’aeroporto per settimane, a volte mesi, in condizioni disumane”. L’avvocato si e’ occupato della famiglia egiziana insieme al collega Kemal Saracoglu, dall’Ordine degli avvocati. Entrambi hanno cercato di raggiungere il loro assistito “ma le autorita’ ce lo hanno impedito”. Pertanto, avverte Cakirgoz, “siamo di fronte alla violazione della Convenzione de L’Avana“, che riconosce il dovere in capo agli Stati a consentire a qualsiasi persona di incontrare il proprio avvocato. Un abuso che secondo Cakirgoz “equivale a una violazione dei diritti fondamentali”.

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