NEWS:

L’ombra del clan catanese Scalisi sull’economia del Nord-Est

L''operazione 'Follow the money' ha portato alll'esecuzione di 26 misure cautelari tra Sicilia, Lombardia e Veneto

Pubblicato:10-02-2021 17:36
Ultimo aggiornamento:10-02-2021 17:36

gdf
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

PALERMO – Il clan mafioso Scalisi di Adrano (Catania) era stato capace di inserirsi nel tessuto economico-sociale e nelle strutture produttive del Nord-Est, da cui poi “traeva finanziamento”. È quanto sostiene la Direzione distrettuale antimafia di Catania che oggi ha coordinato l’operazione ‘Follow the money‘, con l’esecuzione di misure cautelari per 26 indagati tra la Sicilia, la Lombardia e il Veneto. Secondo gli inquirenti il boss storico del clan, Giuseppe Scarvaglieri, nonostante fosse detenuto al 41 bis, avrebbe continuato a rappresentare il “punto di riferimento” degli Scalisi, articolazione ad Adrano della famiglia mafiosa catanese dei Laudani. Scarvaglieri, grazie ai colloqui in carcere, avrebbe diretto l’attività del clan “grazie soprattutto – ricostruiscono i magistrati catanesi – al nipote, Salvatore Calcagno, al quale è stato riconosciuto un ruolo di assoluto rilievo nell’ambito del sodalizio quale portavoce dello zio sul territorio e supervisore dei suoi investimenti”.

Nell’inchiesta emergono anche le figure degli imprenditori catanesi Antonio e Francesco Siverino, padre e figlio, accusati di concorso esterno in associazione mafiosa: i due avrebbero “operato sistematicamente a favore di Scarvaglieri riuscendo a occultarne il patrimonio grazie a intestazioni fittizie plurime di beni e società” ma anche a “incrementare le loro disponibilità economiche e finanziarie potendo contare – sostengono gli inquirenti – sugli ingenti e illeciti apporti di capitale derivanti dalle attività del clan”. L’attività dei Siverino, impegnati nella logistica e nei trasporti, secondo la Dda di Catania avrebbe goduto della “copertura” fornita dal clan Scalisi con l’effetto di una “progressiva” estensione degli affari sull’intero territorio nazionale e una diversificazione degli investimenti: nel mirino degli inquirenti, infatti, sono finite anche società operanti nella commercializzazione dei prodotti petroliferi in Veneto e Lombardia. L’operazione ha portato al sequestro di 17 società con sede in Sicilia (Catania ed Enna), Lombardia (Varese e Mantova) e Veneto (Verona) attive nel settore della logistica e della commercializzazione del carburante. Sequestrati anche 48 immobili, di cui 15 fabbricati e 33 appezzamenti di terreno, tra le province di Catania e Messina.


Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it