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Caso Vannini, il legale della famiglia: “Nel nuovo processo può succedere di tutto”

Dopo la decisione della Cassazione di ordinare un nuovo processo d'appello, dice il legale della famiglia: "Il 7 febbraio si è completamente riaperta una porta, quindi può succedere di tutto"

Pubblicato:10-02-2020 09:10
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:58
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ROMA – “È come se fosse successo ieri- ha affermato Gnazi-. Il tempo tende a sminuire, in questo caso no. Questo può dipendere da tanti motivi, ma certamente dipende anche dal senso angoscioso di ingiustizia che la famiglia ha subito. È un turbine questa vicenda e i genitori ne sono avvinti come se fosse il primo momento. C’era una generalizzata sensazione che la vicenda dal punto di vista giudiziario si sarebbe chiusa il 7 febbraio, però noi ci credevamo e abbiamo fatto bene”. Lo dice l’avvocato Celestino Gnazi, legale della famiglia Vannini, che è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.

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“Chi ha assistito al processo in Cassazione- prosegue l’avvocato- ha trovato dei giudici che sapevano perfettamente tutto, conoscevano gli atti, la rappresentante della Procura generale era assolutamente preparata, partecipe. È stato un processo in un tribunale che ti dava la sensazione che c’era partecipazione, conoscenza. Giudici di quel livello non si fanno certo influenzare dall’esterno, è chiaro che la pressione mediatica ha acceso i riflettori su questa vicenda che è particolare perché c’è anche un binario morale. Sotto il profilo giuridico la soluzione secondo me è assolutamente corretta, è quella che mi ero prefigurato fin dall’inizio della vicenda. È stato esploso un colpo di pistola, non ci sono elementi seri per dire che fosse omicidio volontario, c’è stato un ritardo enorme nei soccorsi, la conclusione è stata che a mio avviso non avremmo mai avuto la prova di chi aveva sperato e di come era successo, certamente si era subito percepito che quel ritardo nei soccorsi aveva determinato la morte del ragazzo e dunque l’omicidio era lì, nel periodo successivo allo sparo, in quella falsità, in quelle mendacità che si sono verificate tra lo sparo e i soccorsi”.


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“Nel processo c’erano da subito tutte le prove, a mio avviso sono state lette in modo inadeguato nei giudizi precedenti, certamente quello di secondo grado. Il 7 febbraio si è completamente riaperta una porta, quindi può succedere di tutto. Le motivazioni della sentenza della Cassazione saranno fondamentali. Con le motivazioni avremmo le istruzioni per l’uso”, conclude il legale.

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