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La festa ad oltranza di Ancelotti: eletto miglior allenatore al mondo

L'Iffhs non ha dubbi: dietro di lui Guardiola e il Ct del Marocco Regragui poi Jurgen Klopp e José Mourinho

Pubblicato:10-01-2023 16:58
Ultimo aggiornamento:10-01-2023 16:59

Ancelotti
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ROMA – Il 2022 di Carlo Ancelotti straripa nel 2023. Un anno così pieno da prendersi anche l’inizio di quello dopo. Una festa continua. La celebrazione è diventata un’unità di misura, un metro tutto suo. Ha vinto lui, ha vinto suo figlio Davide, ha vinto la squadra, il Real – in Spagna e in Europa, la Liga e la Champions – e hanno vinto le sue squadre della vita: il Milan lo Scudetto, la Roma la Conference League. Il Napoli, per ora, è solo campione d’inverno. Una lunga scia dorata. Sembra una Fiesta di Hemingway, mancano solo i caffè di Montparnasse e le arene di Pamplona. Per cui la Federazione internazionale di storia e statistica del calcio (IFFHS) non ha potuto far altro che vidimare tutto con il titolo di miglior allenatore di club al mondo. Non è la prima volta, peraltro: era stato già il migliore nel 2007 (ai tempi del Milan) e nel 2014 (ancora Real Madrid). Dietro di lui Pep Guardiola, la sorpresa degli ultimi Mondiali in Qatar, il Ct del Marocco Walid Regragui (che ha anche vinto la CafChampions League, la Champions League africana, con il Casablanca), poi Jurgen Klopp e José Mourinho.

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Il fatto che adesso rida, Carletto – ad oltranza, contraddicendo quel sopracciglio sempre all’erta – non è un caso. Suo padre piangeva il giorno in cui lasciò Reggiolo, perché oltre ad allontanarsi dal figlio perdeva due braccia buone per la terra e gli animali. Carlo Erminio, secondo nome in omaggio del nonno, è figlio di quella umile e prospera Emilia-Romagna ma soprattutto di Giuseppe. L’ha cresciuto pronto al mondo, solido. Sempre a suo agio, attento al benessere mai al lusso, alla vita dolce e non alla dolce vita. Di tanto in tanto, dicono i suoi amici, torna a far visita ai suoi genitori al cimitero. La vecchia casa, una casetta con una stalla per due o tre mucche, appartiene ora ad un’altra famiglia. Il bestiame non pascola più sui terreni in affitto. E la casa unifamiliare dove si trasferirono in seguito è rimasta vuota: l’ha lasciata alla sorella, che oggi vive a Novi di Modena, 17 chilometri di distanza. È quest’uomo, fatto così, che è diventato il primo allenatore della storia del calcio a vincere i cinque campionati più importanti d’Europa: Italia col Milan, Inghilterra col Chelsea, Francia col Psg, Germania col Bayern e Spagna con il Real Madrid. L’unico a vincere quattro coppe dei Campioni. Senza che mai qualcuno abbia preso a teorizzare un “ancelottismo”. Men che meno lui, un antidoto vivente dell’ostentazione. Il miglior allenatore del mondo.


Non è buono, Ancelotti: ha buon senso. È diverso. Sa campare. Persino a Napoli, dove sono riusciti nell’impresa di dargli del “bollito”, del “pensionato”. Dissero che era “venuto a sistemare il figlio”, in una città dove la disoccupazione è un lavoro e il senso del ridicolo una virtù perduta. Ora dicono – davvero – che vince perché “ha culo”. Sono i “culisti”, i dadaisti della nostra epoca. Gli rinfacciano tutto quello che NON ha fatto: Ancelotti NON ha vinto lo scudetto a Napoli, o la Premier con l’Everton. Ma ha vinto col Real, col Milan, col Chelsea, col Bayern, col Psg… “Eh, così sono bravi tutti”.

“Mi sembra straordinario che un personaggio che è da anni nell’élite assoluta e che ha vissuto nelle grandi capitali europee conservi ancora intatto il suo originale spirito rurale – dice di lui Jorge Valdano – E che parli di suo padre, e di suo figlio, con tanto amore. Ha un equilibrio straordinario, il dono della semplificazione e modi sempre rispettosi, cosa difficile da conservare in un territorio tanto emozionale com’è il calcio. E poi è un uomo felice: in questo mondo dove tutti i protagonisti sembrano soffrire come dei disgraziati, ecco una persona che non solo si diverte, ma che ha il coraggio di dirlo senza alcun complesso”. Non si è migliori al mondo per caso. Nel suo, di caso, lo si è per ridondanza: non una volta, tre.

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