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Dottoressa aggredita durante il turno in ospedale: le immagini choc

L'episodio al Gervasutta di Udine, si allunga la scia di violenze ai danni dei medici. Poche ore fa nuova aggressione a Roma

Pubblicato:10-01-2023 17:34
Ultimo aggiornamento:10-01-2023 17:42

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ROMA – “Fare il medico…c’è chi dice che è una vocazione e lo è sicuramente, ma è altrettanto certo che al giorno d’oggi è una sfida, soprattutto in contesti come la guardia medica!”. Comincia così il lungo post Instagram con cui Giada Aveni, specializzanda in Chirurgia di 31 anni, racconta quanto accaduto il 7 gennaio scorso alla collega Adelaide Andreini, aggredita dall’accompagnatore di un paziente mentre era in servizio alla guardia medica dell’ospedale Gervasutta di Udine.

“Non è possibile che un medico nell’esercizio delle proprie funzioni venga aggredito per aver invitato un paziente, dopo avergli prestato le cure ritenute opportune, a recarsi in pronto soccorso nel suo interesse – prosegue il post – ; non è ammissibile rischiare la propria vita sul posto di lavoro perché non si è abbastanza tutelati, perché spesso il medico di continuità assistenziale viene considerato un medico di serie B! Ricordatevi che dietro il camice ci sono prima di tutto persone e non esiste che un essere umano aggredisca un altro essere umano, un medico (peraltro pubblico ufficiale) attentando alla sua vita, senza contare gli insulti e le minacce!”, conclude Aveni.


SERRACCHIANI: ASCOLTARE IL GRIDO DI DOLORE DELLA DOTTORESSA

Sul tema è intervenuta la capogruppo Pd alla Camera Debora Serracchiani, commentando così le parole della dottoressa Giada Aveni: “Va fatto un investimento sulla sicurezza del personale medico più esposto, che non può vivere nella paura di minacce e aggressioni. Il periodo del Covid e l’estremizzazione di certe fazioni no vax e no green pass hanno lasciato un terreno per certi versi devastato psicologicamente e culturalmente. Il grido di allarme e dolore lanciato dalla dottoressa Giada Aveni non può rimanere isolato o fermarsi alla solidarietà di un giorno. E’ chiaro che non si possono militarizzare le strutture sanitarie ma un gradino di sicurezza in più va assicurato, misure prudenziali vanno adottate, informazione e formazione si devono aumentare. Bisogna restituire tutta la dignità a chi dedica la vita a curare gli altri, altrimenti le fughe dalla professione non si fermeranno”.

A ROMA UN’ALTRA AGGRESSIONE: VITTIMA UN MEDICO DEL SANT’ANDREA

La denuncia è del 9 gennaio e porta la firma del sindacato dei medici Federazione Cimo-Fesmed. “Ancora un episodio di violenza ai danni di un collega, schiaffeggiato e colpito da una borsa mentre tutto il personale infermieristico e ausiliario presente veniva pesantemente insultato. Violenza che ha causato danni anche alle strumentazioni mediche presenti nel luogo dell’aggressione, che è stata scatenata dalla comunicazione del decesso di un parente degli aggressori. Il medico aggredito è stato assistito dal personale del Pronto soccorso del Sant’Andrea e ha denunciato gli aggressori“, si legge in una nota. Il sindacato dei medici Federazione Cimo-Fesmed (cui aderiscono le sigle Anpo, Ascoti, Cimo, Cimop e Fesmed) esprime solidarietà al personale sanitario vittima dell’aggressione: “Chi si prende cura della salute dei cittadini deve essere protetto: le Istituzioni e le Aziende devono fare in modo che quanto accade ormai quasi quotidianamente negli ospedali italiani non accada più. Si tratta senz’altro di un problema di ordine pubblico, ma anche di tipo culturale: chi aggredisce, insulta o minaccia un medico, deve capire che mette a rischio il diritto alla salute di tutti”. 

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