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Studenti romani: “Rientrare a scuola così è un controsenso, sarebbe stato meglio posticipare”

Nel primo giorno dopo le vacanze natalizie, gli studenti dicono la loro sul rientro in aula nonostante l'esplosione dei contagi in tutta Italia

Pubblicato:10-01-2022 11:49
Ultimo aggiornamento:10-01-2022 15:39
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liceo kant roma
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Di Chiara Adinolfi e Marco Marchese

ROMA – Delusione, preoccupazione, ansia. È con questo stato d’animo che oggi rientrano a scuola gli studenti e le studentesse del liceo ‘Kant’ di Torpignattara a Roma. Per motivazioni diverse e a partire da vari punti di vista, la conclusione a cui giungono è la stessa: sarebbe stato meglio posticipare il rientro. “Secondo me è stato inutile tornare adesso in presenza, dopo tutti gli assembramenti delle vacanze e mentre vediamo le file chilometriche davanti alle farmacie– dice una studentessa del quarto anno- rientrare a scuola in questo momento vuol dire rientrare nel cuore del Covid”. “Io sono molto spaventata perché i contagi sono molti- aggiunge una sua compagna- è tutto un controsenso. Chiudono molte cose, ma lasciano aperte le scuole. Negli stadi limitano a 5mila persone, ma qui ci lasciano stare tutti insieme e siamo 1.500 studenti”.

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Secondo loro, dopo due anni di pandemia, ancora non sono stati risolti i nodi fondamentali che avrebbero permesso un rientro più sicuro. Tutti parlano del sovraffollamento dei mezzi pubblici, delle classi pollaio, della mancanza di spazi. “Andare in presenza a scuola è sempre meglio, perché con la Dad si perde molto– è il parere di un’altra studentessa- Però andrebbe limitato l’affollamento, andrebbero fatti più tamponi, gli studenti dovrebbero completare il ciclo vaccinale. Qui a scuola ci hanno fatto i tamponi solo una volta, l’anno scorso. La situazione è stata gestita malissimo. Noi in classe siamo 26, la struttura della scuola è vecchia e ci sono aule piccolissime, spesso chi sta al primo banco sta attaccato alla lavagna”.

In queste condizioni sono certi che i contagi aumenteranno e presto moltissime classi si troveranno comunque in didattica a distanza, col timore di contagiare i loro famigliari. “Sarebbe stato meglio andare adesso in Dad per qualche settimana, più che aspettare di essere tutti contagiati– riflette una studentessa del terzo anno- perché in ogni caso con tre positivi si andrà tutti in Dad e a quel punto è molto probabile che tutta la classe sarà già stata contagiata, col rischio di infettare la famiglia. Io sono vaccinata, ma sappiamo che non difende dal contagio, a casa vivo con mia nonna che sta male e sono molto spaventata per lei”. “Hanno sbagliato modalità in tutto- le fa eco una sua compagna di classe- bisogna avere il green pass per fare praticamente tutto, hanno chiuso molte cose, ma a scuola ci mandano senza alcun controllo. Anche io sono molto spaventata perché mia madre non si è potuta vaccinare per problemi di allergia ed ha anche problemi respiratori”. “La scuola va vissuta in presenza, perché online è stressante e pesante per tutti- conclude una studentessa dell’ultimo anno- però purtroppo rientrando in presenza in queste condizioni è impossibile mantenere le distanze. Ci hanno costretto, ancora una volta, a vivere in una situazione paradossale, dove tutto è bianco o nero”.

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COORDINATORE STUDENTI MEDI: “SI RIENTRA NEL SOLITO CAOS”

“Oggi gli studenti sono tornati nelle loro classi, ritrovando una situazione di disservizi e problematiche che mettono in luce ancora una volta la gestione politica e ideologica della scuola“. Così Leonardo Soffientini, coordinatore della Rete degli Studenti Medi di Roma, contattato dall’Agenzia Dire. “Non si cerca di porre rimedio ai tantissimi problemi che abbiamo sollevato in questi mesi, di cogliere l’opportunità per risolvere quello che forse è uno dei comparti più in crisi del nostro Paese, quello educativo – continua – al contrario si cercano ancora battaglie ideologiche su riaperture che nascondono i problemi. Temperatura nelle classi, spazi che cadono a pezzi, scaglionamenti, sovraffollamento sui mezzi di trasporto, didattica inefficace e tante altre problematiche sono ancora oggi piombate su tutti gli studenti al loro rientro”.

Secondo lo studente, quindi, la contrapposizione sterile fra riaprire subito o tornare in didattica a distanza, non fa che allontanare dal dibattito pubblico le annose problematiche che affliggono la scuola italiana. “Vogliamo la scuola in presenza, ma non deve essere una bandierina sotto cui nascondere i numerosi problemi strutturali – spiega Soffientini – vogliamo frequentare le nostre classi con sicurezza, in ambienti dignitosi e umani, e ancora una volta il lume della nostra generazione è l’incertezza causata dalle chiacchiere di esperti e ministri. Indicazioni contrastanti, litigi istituzionali, poche informazioni e nessun tipo di relazione o rapporto con noi sono la causa della grandissima incertezza e debolezza in cui ancora una volta si ritrovano gli studenti e le studentesse italiane”, conclude il coordinatore della Rete degli Studenti Medi.

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AL NEWTON: “LA PAURA C’È, MA È BELLO ESSERE TORNATI”

“È sempre bello vedersi, anche se non ci si può toccare”. È il primo giorno di scuola dopo la pausa natalizia, e fuori dall’istituto ‘Newton’ di Roma, i giovani studenti e studentesse fanno il bilancio della prima giornata di rientro tra i banchi dopo le polemiche che hanno segnato la riapertura delle scuole. “Il rischio e la paura di contrarre il virus c’è, ma è sempre un piacere rivedere i compagni“, spiega uno studente.

Malgrado le mascherine, gli orari scaglionati e un numero in aumento di studenti contagiati o in quarantena, per i ragazzi non c’è dubbio: anche davanti al rischio Covid, è meglio la didattica in presenza. “La Dad non è la stessa cosa – spiegano alcune studentesse – sostenere tutte quelle ore davanti al computer non fa piacere. E la lezione si capisce meglio in presenza“. Ragazzi e ragazze, quindi, sono più ottimisti dei loro dirigenti e professori, che nei giorni precedenti avevano invocato un ritorno della Dad, almeno per qualche giorno, prima di riprendere il normale svolgimento delle lezioni.

E anche se la paura del contagio c’è, “abbiamo le mascherine e poi siamo vaccinati“, dicono alcuni alunni. Ma per i dirigenti i nodi da sciogliere sono ancora molti, come appunto il controllo dello stato vaccinale degli studenti e la gestione dei docenti in quarantena. Al ‘Newton’ questa mattina c’erano più di 80 alunni positivi e circa 15 docenti a casa. Numeri che fanno preoccupare i presidi, ma meno gli studenti. “A casa potevo svegliarmi più tardi – ammette un ragazzo – ma è bello tornare a scuola”.

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