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Uganda, Cuamm: accolti profughi sud-sudanesi. Africa aiuta Africa

Si chiama 'Open the gate', 'porte aperte', la politica che ha adottato l'Uganda per i migranti, in maggioranza in fuga dal Sud Sudan

Pubblicato:10-01-2018 13:06
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:20

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ROMA – “Si chiama ‘Open the gate’, ‘porte aperte’, la politica che ha adottato l’Uganda per i migranti”, in maggioranza in fuga dal Sud Sudan. “Il bene ricevuto negli anni adesso sta diventando bene donato ad altri. Davvero esiste l’Africa che aiuta l’Africa, impegnata a dare casa a chi ancora non ce l’ha”. Cosi’ in una nota don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa-Cuamm.

Sono 40 i giovani ugandesi tra medici, nutrizionisti, ostetriche, assistenti sociali e amministrativi

Nel testo, don Dante ne approfitta per ricordare l’impegno del Cuamm in West Nile, regione nord-occidentale dell’Uganda in cui l’organizzazione “ha investito molto negli anni”, anche “nella formazione del personale locale, e ora conta 40 giovani ugandesi tra medici, nutrizionisti, ostetriche, assistenti sociali e amministrativi. Sono freschi, a volte un po’ inesperti ma entusiasti e motivatissimi”, assicura don Dante. Che prosegue: “La situazione nell’area e’ migliorata, anche se c’e’ ancora tanta poverta’. Allora la gente scappava, ora ha una casa. Da qualche anno invece a scappare in Uganda sono i sud-sudanesi. Il campo piu’ impegnativo – prosegue il religioso – e’ quello di Bidibidi nel distretto di Yumbe, con oltre 280mila profughi, mentre il distretto di Moyo ne ha accolti 180mila, piu’ della popolazione residente”.
Nei sei distretti coinvolti “ci sono 19 campi profughi e 257 strutture sanitarie tra ospedali, centri sanitari e dispensari, piu’ o meno fatiscenti e senza personale, per una popolazione di due milioni e 180mila residenti e oltre 1 milione di rifugiati.

Le priorita’ sono i bisogni sanitari dei nuovi arrivati e insieme quelli della popolazione locale

Le autorita’ locali ci conoscono – prosegue il religioso – sanno che siamo sul posto non per seguire le nostre priorita’ ma per metterci al loro fianco e poter insieme rafforzare il sistema sanitario che gia’ esiste seppur debole”. In Uganda, continua don Dante, “le priorita’ sono i bisogni sanitari dei nuovi arrivati e insieme, quelli della popolazione locale, in particolare mamme e bambini, specie malnutriti, integrando i servizi dei campi con quelli del territorio grazie a un sistema di ambulanze che consente il trasferimento delle emergenze ostetriche”.


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