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MILANO – Oltre 800 milioni di Iva evasa dal 2015 al 2021 (precisamente 887.623.503,69 euro) a fronte di un imponibile non dichiarato di quasi 4 miliardi di euro (3.989.197.744,05).
Lo contesta con un avviso di conclusione delle indagini- delegate ai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza- la Procura di Milano ai rappresentanti legali di Meta, Meta Platforms Ireland Limited, l’azienda titolare dei social network ‘Facebook’ e ‘Instagram’.
Meta, sottolinea la Procura, utilizza a scopi commerciali i dati degli utenti iscritti sulle proprie piattaforme. E dunque si tratta di un vero e proprio contratto a prestazioni corrispettive, sancito dall’iscrizione dell’utente al social, ma non dichiarato esplicitamente dalla compagnia.
“La natura non gratuita dei servizi offerti da Meta era già stata affermata dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm, prov. n. 27432 del 2018), dal Tar Lazio (Sentenza n. 260 del 2020) e dal Consiglio di Stato (Sentenza n. 2631 del 2021)- oltre che da autorevole dottrina- e ha trovato riscontro nelle attività ispettive della Guardia di Finanza, negli atti dell’Agenzia delle Entrate e infine nelle risultanze dell’indagine penale- scrive il procuratore capo Marcello Viola- dimostrando la sostanziale convergenza sul punto da parte delle diverse articolazioni dello Stato”.
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