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Biden: “Quella della democrazia è la sfida decisiva del nostro tempo”

Il presidente americano apre così una due giorni virtuale alla quale partecipano rappresentanti di 111 Paesi, tra i quali non figurano né la Cina né la Russia

Pubblicato:09-12-2021 15:14
Ultimo aggiornamento:09-12-2021 15:14

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ROMA – Quella della democrazia, intesa come impegno per le libertà e lotta contro corruzione, abusi e autocrazie, è la “sfida decisiva del nostro tempo”: lo ha detto oggi il presidente americano Joe Biden, aprendo una due giorni virtuale alla quale partecipano rappresentanti di 111 Paesi, tra i quali non figurano né la Cina né la Russia.

Durante il suo intervento, il capo di Stato ha annunciato un’iniziativa della Casa Bianca con un’iniziale stanziamento di 224 milioni di dollari su base annuale.
“La Presidential Initiative for Democratic Renewal avrà lo scopo di sostenere la democrazia e i diritti umani nel mondo” ha detto Biden. “Al contempo servirà ad appoggiare le riforme liberali, la lotta alla corruzione, lo svolgimento di elezioni libere e i media indipendenti”.

La due giorni, in corso oggi e domani, è intitolata ‘Summit for Democracy’. A segnare la vigilia dei lavori sono state anche polemiche rispetto alle scelte americane. Tra i partecipanti al Summit, ha ricordato il quotidiano New York Times, figurano Angola, Iraq o Repubblica del Congo, Paesi che l’organizzazione statunitense Freedom House classifica come non democratici. Fuori dalla due giorni invece Turchia e Ungheria, nonostante siano entrambe membri dell’Alleanza atlantica.

A far prefigurare nuove tensioni sono poi gli inviti rivolti da Washington a due rappresentanti di Taiwan, repubblica insulare che la Cina considera parte integrante del proprio territorio, nonché a Nathan Law, un ex deputato di Hong Kong che ha chiesto asilo politico in Gran Bretagna denunciando persecuzioni da parte di Pechino.

Lo scontro sull’iniziativa di Biden è anche semantico e filosofico. Il Consiglio di Stato, organismo esecutivo di vertice in Cina, ha diffuso un documento nel quale sottolinea che “non esiste un modello predefinito di democrazia, perché questa si manifesta in varie forme”. Il testo, pubblicato nel finesettimana scorso, è intitolato ‘Cina: democrazia che funziona’.


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