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Tangenti per il ripristino delle strade nel Messinese, coinvolto il capo della polizia metropolitana

A svelare il giro di corruzione è stato un dipendente pubblico, che ha raccontato tutto agli inquirenti. Sette gli arresti

Pubblicato:09-12-2021 11:34
Ultimo aggiornamento:09-12-2021 11:34
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PALERMO – È stato grazie a un ‘whistleblower’, cioè colui che segnala confidenzialmente un reato, che la Procura e i carabinieri di Messina hanno avviato l’indagine per un giro di corruzione nella polizia metropolitana e nella Municipale di Letojanni che ha portato oggi a sette arresti.

La nuova novità normativa contro la corruzione, introdotta nel 2017, secondo gli investigatori messinesi, è stata “fondamentale” per avere una chiave di lettura unitaria di quanto avveniva nel sistema di corruzione che girava attorno al ripristino delle strade comunali dopo gli incidenti stradali. A svelare quanto accadeva è stato un dipendente pubblico, che ha raccontato tutto agli inquirenti. La legge sul ‘whistleblowing’ prevede non solo che il pubblico dipendente che denuncia condotte illecite di cui è venuto a conoscenza in ragione del proprio rapporto di lavoro non possa essere sanzionato, demansionato, licenziato, trasferito o sottoposto ad altra misura organizzativa, ma stabilisce anche che la sua identità possa non essere rilevata fino alla conclusione delle indagini.

L’inchiesta ha scoperto che in caso di incidenti con danni alla carreggiata o sversamento di liquidi, il servizio di pulizia e ripristino delle strade del Comune di Letojanni veniva affidato sistematicamente, anche in assenza di una gara o di una convenzione, alla ‘S.o.s. Strade’: ciò “era riconducibile innanzitutto al rapporto privilegiato che legava il titolare di questa società a due esponenti della polizia locale di Letojanni”, dicono i militari.


La ‘S.o.s. Strade’ per ottenere il recupero dei costi d’intervento presso le assicurazioni dei conducenti dei mezzi incidentati aveva delegato un’altra società, con sede a Santa Teresa di Riva, la ‘ELTA Service’, le cui quote risultano ripartite rispettivamente tra la figlia e la moglie dei due esponenti della polizia municipale di Letojanni indagati. La tesi accusatoria è che i pubblici ufficiali, “compiendo anche atti contrari al loro ufficio”, si adoperassero per affidare in modo diretto alla ‘S.o.s. Strade’ i lavori di pulizia della carreggiata, consentendogli di avere il sostanziale monopolio nel servizio di rispristino stradale e di bonifica sul territorio di Letojanni: ad un maggiore numero di interventi su strada corrispondeva un maggiore numero di pratiche di liquidazione da gestire e di conseguenza un maggiore incasso per la società delegata al recupero crediti.

La ‘S.o.s. Strade’ si serviva a sua volta di un’ulteriore società satellite, riconducibile ad uno degli imprenditori colpiti dal provvedimento restrittivo, con la quale era legata da un contratto di franchising. Questa società satellite, inoltre, otteneva anche l’affidamento diretto dei servizi di rimozione dei veicoli su strada per il Comune di Letojanni, senza gara pubblica o convenzione. Le indagini hanno permesso di accertare che il “meccanismo di corruttela” riguardava non solo gli interventi di ripristino delle strade comunali, ma anche di quelle provinciali, con il coinvolgimento del responsabile della Polizia metropolitana di Messina. Quest’ultimo, in qualità di dirigente dell’Ufficio, si sarebbe adoperato “per consentire alla ‘S.o.s. Strade’ di avere il monopolio nel servizio di ripristino delle sedi stradali nel territorio della città Metropolitana di Messina – dicono i carabinieri -, contribuendo ad assegnare gli interventi per il ripristino delle strade alla società indagata mediante chiamata diretta, attivandosi per ottenere in favore di tale società i dati e i documenti necessari per consentire il recupero del compenso per i vari interventi, nonché redigendo moduli d’intervento falsi per consentire la liquidazione dei costi d’intervento in cambio di varie utilità, consistenti in piccole regalie (una macchinetta del caffè, un telefono cellulare e mobili per l’ufficio)”.

Al dirigente sarebbe stata promessa anche l’assunzione della figlia. Tra gli indagati a piede libero anche l’amministratore di fatto di una società della provincia di Cosenza che avrebbe versato un assegno di oltre 2.000 euro sotto forma di sponsor per un convegno organizzato dalla società ‘ELTA Service’, “finalizzato invece è la tesi dell’accusa – ad indurre gli esponenti della polizia locale di Letojanni a rendersi disponibili alla conclusione di accordi illeciti per la fornitura di dispositivi di controllo della velocità degli autoveicoli (autovelox)”.

Sono indagati in stato di libertà anche un dipendente del Comune di Santa Teresa di Riva e il figlio, in quanto il primo avrebbe rivelato al titolare della società indagata delle notizie riservate sulla gara in corso per la stipula della convenzione di ripristino e bonifica stradale presso il Comune di Santa Teresa, in cambio dell’assunzione in nero del figlio per circa un anno. L’operazione di oggi ha impegnato oltre 100 carabinieri del Comando provinciale di Messina, impiegati anche nelle provincie di Catania e Cosenza.

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