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Il Gladiatore romano di nuovo con il ‘suo’ leone del Seicento

Uniti nel XVII secolo e poi smontati e trafugati, oggi i due reperti sono di nuovo uno accanto all'altro al Museo nazionale romano

Pubblicato:09-12-2016 15:05
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:24

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ROMA – Il Gladiatore di epoca romana ha ritrovato il suo leone seicentesco. Uniti nel XVII secolo e poi smontati e trafugati, oggi i due reperti sono di nuovo uno accanto all’altro al Museo nazionale romano.

Una “storia avventurosa”, raccontata dal principio dalla raccolta di incisioni fatta eseguire nel 1631 dal marchese Vincenzo Giustiniani per illustrare la sua collezione di antichità. Tra i disegni, anche il gruppo ‘Gladiatore che uccide un leone’. In realtà, la scultura era stata composta all’epoca intorno al torso di una statua romana che originariamente apparteneva al gruppo Mitra tauroctono.

Tant’è, insieme a molti altri pezzi della mitica collezione Giustiniani, il Gladiatore con il suo leone venne trasferito nella villa di famiglia di Bassano romano, dove fu manomesso più volte e poi trafugato.


Il torso originale romano era stato acquistato dal Getty museum di Los Angeles e solo nel 1999, grazie al riconoscimento di uno studioso e all’azione dei Carabinieri tutela patrimonio culturale, la scultura romana venne restituita all’Italia.

E il leone? Il suo furto dalla villa di Bassano risale alla notte tra il 2 e il 3 marzo del 1966, ma è stato ritrovato soltanto ad aprile di quest’anno dai Carabinieri all’interno di una villa sull’Appia antica, acquistata nel 2002 dalla Soprintendenza.

“Nel corso di alcune verifiche a Campo di Bove ci siamo accorti di un bellissimo gruppo scultoreo con una testa di leone che però aveva una mano sul capo“, racconta il capitano Michelangelo Lo Bono oggi a Palazzo Massimo insieme al direttore del Museo nazionale romano, Rita Paris. Un particolare, quello della mano, che ha insospettito i militari del Nucleo tutela patrimonio culturale.

“Abbiamo deciso di verificare nella nostra banca dati ed è risultato, con nostra grande sorpresa, che quella testa era stata rubata nel 1966, tra il 2 e il 3 marzo”. È qui che entra in gioco la “sinergia vincente tra noi e il personale della Soprintendenza”, tiene a dire il capitano. Poche ore dopo, “sono venuti da me a mostrarmi una fotografia della testa di leone- aggiunge Paris- e con i nostri studiosi abbiamo riconosciuto la pertinenza al gruppo seicentesco dei Giustiniani”.

I due pezzi adesso sono di nuovo vicini a testimoniare e raccontare le “tante sfaccettature dell’archeologia”, in occasione della mostra-concorso ‘Archaeology & me’ che espone i progetti con cui gli europei raccontano la loro idea di archeologia. Accanto alle foto, ai disegni, i dipinti e anche i fumetti arrivati da 14 diversi Paesi, Palazzo Massimo ha voluto esporre anche alcune opere che rappresentano il punto di vista degli esperti sull’archeologia. E quella del gruppo scultoreo della collezioni Giustiniani “è una storia avventurosa- dice Paris- che ci racconta il collezionismo, la ricerca e il recupero di reperti come la testa del Seicento e il torso romano che abbiamo riunito qui per la prima volta”.

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