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Ecco ‘Mygrantour’: i migranti diventano guide turistiche per scoprire gli angoli multietnici delle città

I quartieri interessati da Mygrantour a Torino sono San Salvario e Porta Palazzo. Le passeggiate interculturali durano 2 ore e si muovono a piedi all'interno di questi quartieri, attraverso un racconto che mette in comunicazione migranti e cittadini.

Pubblicato:09-12-2015 16:36
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:41

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i-volti-mygrantourROMA – “Dopo tanti viaggi di ‘outgoing’, sempre nell’ottica di un turismo impegnato e d’incontro con i locali, abbiamo pensato che si poteva lavorare anche con il mondo appena fuori casa“. Francesco Vietti, antropologo e socio della cooperativa “Viaggi solidali”, con sede a Torino, racconta all’agenzia Dire l’inizio dell’esperienza “Mygrantour“.

“Viaggi solidali” è un tour operator che si occupa di turismo responsabile da 15 anni. I soci della cooperativa sono partiti dalla considerazione di come tanti clienti “fossero affascinati dalle lunghe distanze” ma “avessero più difficoltà a cogliere ‘la bellezza sotto casa’”, e di come “le persone che vengono dall’estero, magari dagli stessi paesi in cui andiamo a fare turismo, ci sembrano improvvisamente meno affascinanti quando diventano nostri concittadini”. Ragionando su questo tema, l’agenzia di viaggi decide di invitare i suoi clenti “a scoprire il mondo dell’immigrazione“. Vietti, consultato da “Viaggi solidali” su come riuscirci, racconta di aver preso spunto dai metodi della sua disciplina, l’antropologia, in cui è fondamentale l’ascolto delle storie delle persone.

Così nasce la scelta di “non  prendere delle guide professionali, ma di coinvolgere i migranti stessi come portavoce dell’esperienza del territorio torinese, attraverso un primo corso di formazione destinato a una ventina di migranti, nell’anno scolastico 2009-2010″. Grazie al corso, che è stato replicato due volte negli ultimi anni, i migranti sono diventati “ottimi accompagnatori”.


I quartieri interessati da Mygrantour a Torino sono San Salvario e Porta Palazzo. Le passeggiate interculturali durano 2 ore e si muovono a piedi all’interno di questi quartieri, attraverso un racconto che mette in comunicazione migranti e cittadini. Nel corso della passeggiata sono previste delle tappe in attività commerciali e luoghi di culto e in cui si incontrano le persone”. L’obiettivo è che le persone conoscano meglio il territorio e si sentano meno impauriti da quartieri raccontati come pericolosi, che li trovino invece piacevoli.

“Da ‘tour operator’ l’avevamo pensato come occasione di ‘incoming’ turistico” spiega Vietti, ma ad incuriosirsi sono soprattutto i residenti stessi. Altro ‘cliente abituale’ del tour sono le scuole: “lavoriamo principalmente con gli studenti di ogni ordine e grado. Con le ultime classi abbiamo superato le 10mila persone accompagnate, con 100-110 classi all’anno che partecipano alla visita”. Da tre anni l’esperienza di “Mygrantour” “non è più solo torinese: grazie al contributo delle Ong Oxfam Italia e Acra – spiega ancora Vietti- la Commissione Europea ha finanziato nuovi corsi, oltre che a Torino, anche a Roma, Milano, Genova e Firenze. E all’astero a Parigi, Valencia e Marsiglia”.  Un salto di qualità che ha portato l’esperienza ad evolversi, adattandosi di volta in volta anche a grandi metropoli come Roma e Parigi, anche se in quest’ultima in questo periodo è “impossibile lavorare con le scuole” visto il clima che si respira dopo gli ultimi fatti di terrorismo.

Ad oggi fanno parte della rete Mygrantour anche Bologna, Napoli e Lione. E la rete “è aperta anche ad altre città che vogliano aderirvi e attivare il progetto nel loro territorio”.

di Giulia Beatrice Filpi – giornalista

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