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Crollo a Veterinaria alla Federico II di Napoli. Studenti, prof e animali in strada

NAPOLI - Nella notte tra l’8 e

Pubblicato:09-12-2015 15:44
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:41

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operai gru napoliNAPOLI – Nella notte tra l’8 e il 9 dicembre, presumibilmente a causa di una voragine che si è aperta nelle vicinanze, l’edificio che ospita il dipartimento di Medicina veterinaria e produzioni animali della Federico II di Napoli, ha subìto dei crolli e delle lesioni che hanno costretto la chiusura della struttura, lasciando studenti, docenti e animali a bivaccare in strada.

“Ciò che è successo oggi nella nostra Università- afferma Mattia Papa, coordinatore dell’associazione studentesca Link Napoli– non dovrebbe mai accadere. Il diritto allo studio passa anche, e soprattutto, attraverso la garanzia di poter studiare e fare ricerca in edifici solidi e sicuri, senza dover per questo rischiare la vita. Chiediamo al rettore una revisione di tutti gli stabili del nostro ateneo, per capire quali sono pericolanti e in che modo intervenire per metterli al sicuro”. Questo fatto, ribadisce lo studente, “è paradigmatico dello stato di emergenza in cui versa l’università italiana. Il definanziamento e la marginalità con cui viene affrontato il tema della formazione porta anche a queste conseguenze che, solo per il fatto che i crolli siano avvenuti di notte, non si sono rilevate drammatiche. Inoltre l’assenza di investimenti su piani di manutenzione urbana aggrava la difficile situazione idrogeologica di città come Napoli, che meriterebbero maggiore attenzione e più risorse”.

E’ “inaccettabile che accadano ancora disastri del genere: l’edilizia universitaria versa in uno stato così grave, che non solo gli edifici hanno troppo spesso capienze inadeguate per ospitare gli studenti e garantire un ambiente vivibile, ma in molti casi non sono neanche a norma”, gli fa eco Alberto Campailla, portavoce nazionale di Link Coordinamento universitario. In Campania è il secondo caso in pochi mesi. E “il governo Renzi, in questo contesto, non è intenzionato a cambiare rotta: la legge di Stabilità, all’art.33, impone agli atenei la restituzione nelle casse dello Stato dei fondi destinati alla ristrutturazione e messa in sicurezza degli edifici che non siano stati completamente spesi entro il 2014, anche qualora gli atenei abbiano provveduto alla definizione degli interventi da realizzare”, conclude Campailla.


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