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ROMA – È la vicenda del tartufo-gate, raccontata nel reportage di Luca Bertazzoni in collaborazione con Marzia Amico, ad aprire il nuovo appuntamento con “Report”, in onda domenica 10 novembre alle 20.30 su Rai 3 e RaiPlay. Nel 2021 la Regione Umbria ha deliberato uno stanziamento di fondi per la filiera del tartufo. Quasi la metà dei 10,7 milioni di euro è finita alla Urbani Tartufi, il cui amministratore delegato è Gianmarco Urbani, marito dell’Assessora al bilancio della Regione Umbria Paola Agabiti. Nel periodo in cui veniva predisposto il bando, il figlio della Presidente Donatella Tesei è stato assunto a tempo indeterminato dalla Urbani Tartufi. Per queste vicende la Procura di Perugia ha indagato per abuso d’ufficio Donatella Tesei e la sua Assessora Agabiti. L’inchiesta è stata poi archiviata per l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio.
A seguire, “La conversione” (Luca Bertazzoni in collaborazione con Marzia Amico) ha come tema la riforma della giustizia, entrata in vigore il 25 agosto scorso, che ha decretato l’abolizione del reato d’abuso d’ufficio e un depotenziamento del reato di traffico di influenze illecite. Una riforma che porta il nome del ministro che l’ha fortemente voluta, Carlo Nordio. Entrato in magistratura nel 1977, Nordio ha costruito la sua carriera in una sola Procura, quella di Venezia. L’inchiesta ricostruisce il passato di Nordio come pubblico ministero e analizza quali saranno i cambiamenti dopo le modifiche apportate dalla riforma sulla giustizia. Si racconta anche il caso di Rosanna Natoli, ex consigliera laica del Csm in quota Fratelli d’Italia, sospesa dal Consiglio Superiore della Magistratura dopo la diffusione della registrazione di un incontro con la giudice Fascetto Sivillo. Infine, si occupa della presunta indagine su Arianna Meloni sollevata quest’estate dal direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti. Che fine ha fatto il complotto?
In “Il conto dei disastri”, di Bernardo Iovene con la collaborazione di Lidia Galeazzo, si torna sulla vicenda dei fratelli Pellini di Acerra condannati per il disastro ambientale avvenuto nella zona di Acerra nei primi anni 2000. Per un problema formale i loro beni sono stati dissequestrati ad aprile di quest’anno, ma grazie alle proteste dei cittadini e su indicazione della procura di Napoli è stato emesso un nuovo decreto di sequestro. Report ha intervistato i 3 fratelli che si difendono e negano tutte le accuse per le quali sono stati condannati a 7 anni, mai scontati, grazie ai benefici e all’indulto. A fine ottobre è iniziato il nuovo processo che potrebbe portare il sequestro di 200 milioni di euro del loro patrimonio alla definitiva confisca. Con le immagini, si cerca di ricostruire il disastro sia ambientale che quello legato alla salute, Acerra è al primo posto per incidenza delle malattie tumorali, un dato ormai dimostrato e legato all’inquinamento avvenuto negli ultimi trent’anni. Si torna poi a documentare la fine dei 212 containers di rifiuti italiani rientrati dalla Tunisia. Nel 2022, contro la volontà popolare, furono stoccati dalla Regione Campania nell’area militare di Persano nel comune di Serre, si temeva quello che poi è accaduto a luglio di quest’anno, sono stati incendiati, e secondo la procura di Salerno si tratterebbe di un incendio doloso.
E ancora, l’inchiesta “Opere rubate in mostra” di Manuele Bonaccorsi, in collaborazione con Thomas Mackinson si occupa del sequestro effettuato dai Carabinieri a Ferrara, di una importante opera di proprietà di Vittorio Sgarbi il 9 ottobre 2024: una copia seicentesca di Ortolano, dal titolo “Compianto sul Cristo Morto”. Il sequestro, secondo quanto ricostruito da Report e dal Fatto Quotidiano, è avvenuto a Palazzo dei Diamanti, a Ferrara, tre giorni prima dell’inaugurazione dell’esposizione Il Cinquecento a Ferrara, curata da Vittorio Sgarbi. L’opera, annunciata nel catalogo dell’esposizione, non è attualmente presente in mostra. Ma un’immagine recuperata dimostra che prima del sequestro si trovava nella sala 9 della prestigiosa sede espositiva. L’Ortolano risultava rubato nel 1984 in un palazzo nobiliare e Bevagna (Pg), ed era di proprietà del signor Paganello Spetia. L’ex sottosegretario alla Cultura, dopo le sue dimissioni dall’incarico di governo in seguito allo scandalo del Manetti rubato, ha mantenuto l’incarico di presidente della fondazione Ferrara Arte, controllata dal Comune di Ferrara. L’indagine ha permesso di ricostruire la probabile presenza di un’altra opera rubata nella collezione privata di Sgarbi, anche questa apparsa nel 2022 in una esposizione.
Si chiude con “Lab Report: dove girano le pale?” di Antonella Cignarale in collaborazione con Enrica Riera. Ogni regione deve aumentare la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2030. La Sardegna, che deve dismettere anche le due centrali elettriche a carbone, gode oltre che di sole di una disponibilità di vento invidiabile a livello europeo, motivo per cui le richieste per installare impianti eolici sono arrivate in prossimità di complessi archeologici di assoluto pregio, ma anche a mare. I progetti degli impianti eolici flottanti presentati di fronte alle coste della Sardegna prevedono dalle 20 alle 80 turbine eoliche galleggianti sul mare, capaci di soddisfare il fabbisogno energetico dell’isola e non solo. Il timore, però, è che possano penalizzare il paesaggio naturale dell’isola, che ha un valore. I comitati cittadini e gli enti locali che Report ha incontrato sono favorevoli alla produzione di energia con impianti a fonti rinnovabili, ma denunciano il mancato coinvolgimento in questo importante processo di transizione energetica. E mentre si alza il vento della protesta, la partita normativa si gioca tra il Ministero dell’Ambiente che valuta le richieste di installazione degli impianti eolici industriali e la legge della Regione al vaglio dell’aula.
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