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Avviati al lavoro dai centri d’accoglienza, ecco cosa faranno 21 rifugiati a Milano

Dopo sei mesi di formazione gli stranieri saranno impiegati nella ristorazione. Bove (Cisl): "Cambiamo la narrativa"

Pubblicato:09-11-2022 14:53
Ultimo aggiornamento:09-11-2022 16:44

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MILANO- Dal luogo comune (“Benvenuti se vengono a lavorare”) alla realtà. Ovvero, dal centro d’accoglienza all’impiego in un’azienda di ristorazione. E’ il futuro disegnato per ventuno stranieri, selezionati tra gli ospiti dei centri di Milano, provenienti da sette Paesi diversi (Afghanistan, Azerbaigian, Bangladesh, Ghana, Libia, Nigeria e Pakistan), avviati ad un periodo di tirocinio di 3 mesi (finanziato dagli enti bilaterali del terziario e dei pubblici esercizi), presso sei note aziende del mondo della ristorazione e del fast food con locali in città. E’ per la seconda volta (la prima quattro anni fa per 40 tra rifugiati e richiedenti asilo provenienti in gran parte dall’Africa sub-sahariana) l’obiettivo centrato dall’azione pilota italiana del progetto UnionMigrantNet, promosso dalla Confederazione europea dei sindacati, con il finanziamento della Commissione europea, realizzato da Anolf Milano e Fisascat Cisl Milano, in partenariato con il Comune e in collaborazione con le categorie del commercio e dei servizi di Cgil e Uil.

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SEI SETTIMANE A STUDIARE ITALIANO E A FORMARSI NELLA RISTORAZIONE

Gli stranieri hanno frequentato sei settimane di corso di formazione linguistica e professionale, guidati da insegnanti di italiano, esperti e chef professionisti nelle aule e nei laboratori del Politecnico del Commercio e del Turismo (CAPAC). Nel complesso le lezioni si sono articolate in 100 ore di italiano, 20 di educazione civica e 80 sulla ristorazione. Alcuni tirocini non sono ancora conclusi mentre altri sono stati rinnovati in vista di un’assunzione.

BOVE (CISL): BUONA PRASSI E LOTTA ALLA CARENZA DI PERSONALE NEL SETTORE

L’iniziativa è l’ideale seguito del Progetto Labour-Int, presentato oggi a Milano tra gli altri dall’assessore comunale al welfare Lamberto Bertolè e dai rappresentanti sindacali, in primis, Maurizio Bove, responsabile immigrazione della Cisl milanese: “Questo progetto è una buona prassi che può diventare un modello e contribuire a cambiare la narrativa sul fenomeno migratorio, oggi visto solo come un problema e non come un’opportunità di crescita culturale ed economica: il settore della ristorazione soffre una grave carenza di personale e il contributo dei lavoratori stranieri è fondamentale”.


STESSA INIZIATIVA A PORDENONE, IN FRIULI-VENEZIA-GIULIA

Un percorso analogo, rivolto ad altrettanti rifugiati e richiedenti asilo, si è sviluppato in Friuli Venezia Giulia, guidato da Anolf e Cisl regionale in partenariato con il Comune di Pordenone, mentre altri saranno attivati in Belgio, Bulgaria, Grecia e Slovenia.

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