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Sanità in Lombardia, dietro la riforma il voto regionale e la battaglia per l’autonomia

L'assessore al Welfare della Lombardia, Letizia Moratti, si prepara a portare in consiglio la sua riforma

Pubblicato:09-11-2021 21:11
Ultimo aggiornamento:10-11-2021 11:57
Autore:

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Di Maria Laura Iazzetti

MILANO – La partita che si apre domani in Lombardia con la discussione della revisione alla riforma Maroni è politica, oltre che sanitaria. In gioco c’è la coesione della maggioranza, che non può dimostrarsi divisa, e il rapporto tra la Regione e Palazzo Chigi.

Il primo aspetto è intuibile da una decisione presa dal governatore Attilio Fontana, che a sentire il Pd si è messo in trincea: “Il presidente- sottolinea il capogruppo del Pd, Fabio Pizzul- si è giocato la fiducia, togliendo ai consiglieri la possibilità di votare a voto segreto gli emendamenti“. L’obiettivo, probabilmente, era evitare che ci fossero voti poco compatti all’interno del centrodestra. Spaventava forse la possibilità di avere in aula ‘franchi tiratori’ che rendessero più complicata l’approvazione del progetto di legge.


Mai come adesso (con l’avvicinarsi delle elezioni amministrative a Como, Lodi e Monza e con l’avvio della campagna elettorale per le regionali del 2023) il centrodestra ha bisogno di mostrarsi compatto e di non cadere su una riforma che viene presentata come un importante passo avanti per i cittadini.

A quest’elemento se ne aggiunge un altro, che riguarda sia i rapporti interni alla maggioranza sia quelli tra il governo e la giunta regionale, che continua a chiedere più autonomia allo Stato: “L’intera gestione del fondo sanitario regionale- aggiunge Pizzul- passa dalla collegialità della giunta al controllo dell’assessorato al Welfare. La vicepresidente Letizia Moratti, in pratica, si arroga il diritto di decidere in autonomia sul 75% del bilancio regionale, ponendo il presidente e i colleghi di fronte al fatto compiuto”. Più che di una modifica dell’assetto organizzativo, si tratta di una puntualizzazione inserita nel progetto di legge, che potrebbe permettere alla vicepresidente di avere un maggior controllo sulle decisioni che riguardano la spesa sanitaria.

C’è poi l’ultimo aspetto: l’autonomia delle Regioni rispetto alle decisioni statali in materia sanitaria. Tema controverso che durante la pandemia è emerso più volte. La sanità è una materia concorrente e come tale è nei suoi principi generali disciplinata dallo Stato, ma concretamente organizzata dalle Regioni. Bisognerà vedere se la revisione della legge sperimentale che la giunta vuole approvare avrà anche il benestare del governo. Per il Movimento cinque stelle ci sono diversi profili di “incostituzionalità”.

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