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Nuove norme per quarantena a scuola, tuonano presidi: “Inapplicabili”. Miozzo: “Si scontrano con realtà delle Regioni”

I dirigenti scolastici stanno continuando ad applicare la procedura precedente, mandando in quarantena tutta la classe in attesa di risposte da parte delle Asl

Pubblicato:09-11-2021 16:55
Ultimo aggiornamento:10-11-2021 17:29
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di Chiara Adinolfi e Chiara Organtini

ROMA – La circolare con le nuove indicazioni per la gestione dei casi di positività a scuola è stata inviata agli istituti sabato scorso, ma “è inapplicabile perché non è integrata dai protocolli Asl-Regioni. Siamo di fronte a una situazione di caos peggiore di quella che c’era prima“. Cristina Costarelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp) del Lazio e dirigente del liceo ‘Newton’ di Roma, intervistata dall’agenzia Dire fa il punto sulla gestione dei casi Covid il giorno dopo l’entrata in vigore delle nuove norme per la scuola. “Ci chiedono di applicare disposizioni che ancora non ci sono. Tutta una serie di dettagli organizzativi non sono definiti, quindi la nuova normativa è inapplicabile. Per questo, come presidente di Anp Lazio, in questi giorni ho detto ai colleghi di procedere come prima: sentire la Asl e aspettare risposte da loro. Far partire una normativa senza aver organizzato la parte attuativa è assurdo”, commenta Costarelli.

In questi giorni, quindi, i dirigenti scolastici stanno continuando ad applicare la procedura precedente, mandando in quarantena tutta la classe in attesa di risposte da parte delle Asl. Per la preside del ‘Newton’ le criticità riguardano le decisioni da prendere in caso di positività di uno studente: chi deve eseguire il cosiddetto tampone zero? Le Asl o i genitori in farmacia? Chi si fa carico del costo del tampone? “Se i dirigenti devono collaborare a questo sistema, pur volendo collaborare, come possono farlo se non ci sono procedure definite? La situazione è paradossale, in questi giorni il caos è assoluto- aggiunge Costarelli- A livello teorico, la nota è un passo in avanti perché almeno si sono uniformate le quarantene. Ma ora siamo fermi, non è un reale passo in avanti. Siamo stupiti di come si possa immaginare un sistema così disorganizzato. Ancora una volta hanno gettato nella confusione scuole e famiglie, e non abbiamo risposte da dare”.


MIOZZO: “TASK FORCE NAZIONALE PER LA SCUOLA POTREBBE ESSERE UNA SOLUZIONE”

“Oggi la nota di indirizzo sulle modalità di trattamento dei casi di positività intra scolastica si scontra come nei mesi passati con la realtà delle differenti sanità regionali, e non poteva che essere così. Oserei dire che tutti sapevamo che ci sarebbero stati questi problemi, ma purtroppo pare essere un percorso obbligato. Trovare soluzioni a mali antichi del sistema scolastico e sanitario non è semplice e poco si concilia con situazioni di emergenza come quella che stiamo tuttora vivendo”. È in partenza per l’Africa per una missione da medico e per rispettare l’impegno preso al G20 dal governo, Agostino Miozzo, ma le parole che consegna all’agenzia Dire sono di chi è stato in prima linea nell’emergenza. Miozzo ha coordinato il Cts per tutto il 2020 e dalla scorsa primavera ha chiuso la porta con il ministero dell’Istruzione, dove era stato chiamato a dare la sua consulenza da uomo della protezione civile. “Ricordiamoci che abbiamo un sistema sanitario che è delegato alle Regioni ed anche nella fase più acuta della pandemia, pur essendo in uno stato di emergenza nazionale, non ha mai modificato l’assetto operativo- ricorda Miozzo– Più volte, provocatoriamente, quando sono stato coordinatore del CTS, avevo invocato il ricorso all’articolo 120 della Costituzione che prevede il potere sostitutivo proprio in ragione di questa disordinata rappresentazione regionale che ha visto venti indirizzi e modalità diverse nella risposta sanitaria alla pandemia”.

Si sapeva che sarebbe finita così? Le Regioni in effetti stanno applicando le indicazioni per la nuova quarantena in modo diverso: chi manda personale delle Asl a scuola, chi le Usca, chi manda studenti e docenti ai drive through. Le diversità sembrano già creare criticità. “Credo che una soluzione a questa sorta di ‘naturale’ criticità possa essere trovata solo con l’organizzazione di un servizio nazionale di sanità scolastica- propone Miozzo– Il ritorno a forme di tutela sanitaria specificamente dedicata al mondo scolastico come avveniva nel passato quando esisteva il medico scolastico. Ma questa è una scelta che comporta decisioni politiche, tecniche, finanziarie ma soprattutto tempi difficilmente compatibili con la pandemia in atto”. Si può però intervenire e migliorare il sistema: “In una situazione come questa, solo organizzando una sorta di task force nazionale dedicata alla scuola, attivando le risorse del sistema di Protezione Civile nazionale e l’apparato della difesa e della sicurezza, ovviamente in stretto coordinamento col sistema sanitario del territorio, si possono migliorare le cose. Siamo in emergenza e dobbiamo continuare a gestire la crisi con gli strumenti dell’emergenza”, rimarca il medico. Quanto al tracciamento, con le nuove indicazioni sulle quarantene si rischiano dei ritardi nei risultati dei test, per cui o scatta la didattica a distanza per tutti in attesa degli esiti o si rischia di non trovare i positivi velocizzando i processi di contact tracing. “Mi auguro che il tracciamento funzioni- invoca Miozzo- anche se vedo molte complessità territoriali. Dobbiamo però riconoscere che nel complesso la situazione pandemica non sta andando male nel Paese e i dati sono in qualche modo confortanti; se continuiamo con questi ritmi soprattutto con la terza somministrazione potremo sperare di avere una situazione che non crei problemi di gestione e di aggravamento del sistema sanitario ospedaliero, anche se ci stiamo confrontando con la stagione fredda che certamente non aiuterà la curva pandemica. Credo che allo stato attuale si debba chiedere uno sforzo straordinario al sistema scolastico, ai dirigenti e al personale tutto; uno sforzo che peraltro è già stato sostenuto sin dall’inizio della crisi e che oggi deve essere dedicato soprattutto ad evitare l’incubo di rivedere la DAD, come soluzione alla crisi, nei mesi a venire”, sottolinea l’ex coordinatore del Cts.

Alla domanda se tornerebbe ad occuparsi di scuola, se ne avesse il modo, Miozzo risponde: “In questo momento sono in partenza per la Sierra Leone dove andrò ad organizzare un progetto di vaccinazioni. La Regione Lombardia ha concertato con il Generale Figliuolo la donazione di un milione di dosi di vaccino da destinare a quel paese e il mio vecchio amico Guido Bertolaso mi ha chiesto di aiutarlo nell’impresa. Se vogliamo raggiungere l’obiettivo peraltro sollecitato anche dal nostro Presidente del Consiglio di vaccinare almeno il 70 per cento della popolazione del pianeta entro il 2022 da qualche parte si deve pur cominciare- spiega il medico dell’emergenza. E se devo dire, per la poca esperienza che ho di paesi poveri ed emergenze, che quell’obiettivo è oltremodo ambizioso ma non deve essere un obiettivo, deve diventare un imperativo del mondo ricco. Ci piaccia o meno usciremo da questo incubo solo se sapremo immaginare che Sars-Cov-2 vive oggi nel villaggio globale e non ha e non vuole avere visti di ingresso. Le varianti cresceranno e si svilupperanno in quell’enorme bacino umano che fornirà loro tutti gli elementi per riprodursi e tormentare il pianeta per gli anni a venire. La vaccinazione deve diventare quindi un esercizio planetario e non limitato ai confini di casa nostra. Questa non è un’opzione ma un dovere”, chiosa Miozzo.

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