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Giornalismo, Unesco: “La corruzione uccide più della guerra”

Nel 2019 su 57 omicidi, 56 reporter tv locali

Pubblicato:09-11-2020 15:58
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:12
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ROMA – Diminuisce il numero di giornalisti uccisi in aree di conflitto, mentre aumenta quello dei reporter assassinati per i loro lavori di inchiesta sulla corruzione nella politica, casi di violazioni dei diritti umani e reati ambientali. È uno dei dati che emerge da un rapporto sulla sicurezza degli operatori dell’informazione pubblicato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la scienza e la cultura (Unesco). Secondo quanto si sottolinea nel documento, che prende in esame i dati del biennio 2018-2019, il numero di giornalisti uccisi in Paesi nei quali non è in corso una guerra è di 89, contro i 67 in contesti di conflitto. Le percentuali, in aumento nel 2019 rispetto all’anno precedente, ci dicono ormai che sei assassini su dieci avvengono in regioni non in guerra. Un dato confermato anche dal Paese che detiene il primato del maggior numero di reporter uccisi: il Messico, con 25 professionisti assassinati nei due anni considerati. Un altro dato che emerge dal dossier è quello relativo all’impunità di chi commette crimini contro i giornalisti: solo il 13 per cento dei processi in questo ambito si e’ concluso con una sentenza. Un dato difficile da considerare positivo, ma in miglioramento rispetto al 12 per cento dell’anno precedente e all’11 per cento del 2017.

Nella maggior parte dei casi, si legge nel report dell’Unesco, i cronisti uccisi lavoravano per emittenti televisive locali: in 95 casi su 99 nel 2018 e addirittura in 56 su 57 nel 2019. Una buona notizia arriva però dal numero di omicidi. Il periodo 2018-2019 ha fatto registrare una diminuzione del 14 per cento delle morti violente tra i giornalisti rispetto al biennio precedente, mentre il 2019, con 57 omicidi registrati, è l’anno con il minor numero di morti dell’ultimo decennio. Nel 2020, con dati aggiornati a settembre, gli assassini sono stati 39. Secondo l’Unesco, la zona più pericolosa al mondo dove fare il giornalista e’ l’America latina, compresi i Caraibi: in questa regione è avvenuto circa un terzo del totale degli omicidi.


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