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Conou da record, raccolte 177.000 tonnellate di olio

Conou è il Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati

Pubblicato:09-11-2017 19:04
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:52

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RIMINI – E’ di sicuro il concetto e la filosofia più inflazionata in questi quattro giorni di Ecomondo, la fiera della green economy in corso fino a domani a Rimini. Ma “in molti casi se ne parla a sproposito”. Chi invece è un vero esempio di circular economy è il Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati, Conou, che oggi all’expo presenta il Green economy report 2016.

Siamo stati antesignani sull’economia circolare“, spiega alla ‘Dire’ il presidente Paolo Tomasi. “Quando il consorzio è partito non se ne parlava ancora. Oggi se ne parla troppo e in molti casi a sproposito”. Infatti, argomenta, “e’ un concetto che impone agli uomini e al contesto urbano dei comportamenti che non sono quelli di oggi”. Insomma, “in questa trasformazione ci saranno molti rallentamenti perchè è un concetto che porterà dei sacrifici, perché la considerazione di base è quella che le risorse non sono infinite e dobbiamo abituarci ai risparmi quando siamo una civiltà di consumi”.

Dunque “dovere passare da una struttura lineare, produzione, consumo smaltimento, a una circolare che in qualche maniera porta al recupero e a una produzione zero”. Tomasi sottolinea che “in tutto quello che utilizzeremo ci dovrà essere un’ottica di quello che sarà il suo fine vita. Un fine vita che dovrà permettere il riutilizzo e non lo smaltimento”. E questo comporterà un “concetto anche di produzione dei manufatti in maniera completamente diversa rispetto a oggi“. E ci vorrà del tempo. Infatti “adattarsi a questa nuova mentalità è estremamente complesso”. Per cui “bene le annunciazioni che ci sono già dal 2015, ma per metterle in pratica ci vorrà un buon esercizio di comunicazione e di coinvolgimento. E questo segnerà un passo per un po’ di anni”.


Arrivando ai numeri del green economy report, “Conou ne esce ottimamente. Abbiamo concluso un 2016- snocciola i dati Tomasi- con una risultato molto importante di raccolta, il 7% in più rispetto a un anno fa, e seguiamo un trend molto positivo”. Conou raccoglie oltre il 98% dell’olio usato, che è “un rifiuto pericoloso”, che viene prodotto ogni anno in Italia. Quindi “un’operazione molto positiva che va ad anellare gli anni precedenti tutti andati in maniera estremamente interessante”. Da quando il Conou è attivo in Italia ha raccolto “quasi sei milioni di tonnellate di olio usato che, se disperse nell’acqua, avrebbero potuto inquinare una superficie due volte più grande del mar Mediterraneo”.

Invece, rimarca il presidente, “sono state recuperate e avviate a rigenerazione per quanto possibile e hanno portato nuove basi lubrificanti, ma anche un po’ di gasolio e un po’ di bitume“. Mettendo insieme la valorizzazione di questi recuperi fatti in 34 anni di attività, fa i conti Tomasi, “raggiungeremmo un numero molto interessante sul costo evitato nelle importazioni di petrolio pari a circa tre miliardi di euro“. Senza dimenticare, conclude, che “abbiamo una grossa fortuna: siamo stati il primo consorzio ambientale a lavorare in Italia, abbiamo stabilizzato la nostra presenza, ma non abbiamo allentato la tenacia con cui affrontiamo il nostro riifuto perché c’è stato un migioramento continuo”. Se nel 1984 si raccoglievano 40.000 tonnellate, ora sono 177.000, “ma quello che più conta è che a quella data il consumo di lubrificanti superava le 600.000 tonnellate oggi è arrivata a 400.000”.


Ancora qualche numero. L’incremento del 7% di raccolta tra 2015 e 2016, 10.000 tonnellate che sversate in acqua avrebbero potuto inquinare una superficie pari a 50 volte il Lago di Garda, è dovuto anche al consumo di lubrificanti nel nostro Paese, che dopo anni di flessione ha registrato un aumento del 4,4%. Delle 177.000 tonnellate di oli usati gestite, 173.000, il 98%, sono state conferite alle imprese di rigenerazione operanti nel sistema consortile, trasformandosi in 116.000 tonnellate di basi rigenerate e 32.000 tonnellate di prodotti come bitumi e gasoli. L’Italia ha così già superato, con otto anni di anticipo, la soglia dell’85% prevista dal pacchetto sull’economia circolare di Bruxelles.

Gli olii usati avviati a recupero nel 2016 hanno inoltre consentito, grazie alle importazioni di greggio evitate, un risparmio di circa 47 milioni di euro sulla bilancia petrolifera. Sul fronte del bilancio ambientale si registrano infine 40.000 tonnellate di emissioni di Co2 equivalente evitate, un contributo pari alle emissioni medie di 24.000 veicoli del parco; 473.000 metri cubi d’acqua risparmiati, un volume equivalente a 190 piscine olimpioniche; 240.000 tonnellate di risorse naturali, fossili e minerali, non consumate, un peso che avrebbe bisogno di 10.000 autobotti per essere trasportato; infine 717 ettari di territorio risparmiati, una superficie di territorio che consentirebbe la produzione di circa 2.500 tonnellate di grano.

di Cristiano Somaschini, giornalista

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