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Violenza donne, Ginecologa come sentinella: “Il corpo parla di più…”

Antonella Bonaccorsi: "Ragazze a visita per rafforzare identità genere"

Pubblicato:09-10-2019 14:00
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:48

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ROMA – Il medico ginecologo alleato della costruzione dell’identità di genere a partire dalla preadolescenza delle pazienti e professionista in grado di leggere i campanelli di allarme della violenza sulle donne. È questo l’approccio necessario alla professione secondo Antonella Bonaccorsi, ginecologa che a Roma collabora con il centro ‘Salvamamme’ (associazione che da vent’anni si occupa di supporto alle mamme e famiglie in condizione di grave disagio socio-economico, ndr) e sarà protagonista degli incontri dedicati alla salute delle donne nell’ambito del progetto ‘Like a woman’, presentato stamattina da Acli Roma.

“La fascia d’età giovanile, quella di adolescenti e preadolescenti, è la migliore per fare prevenzione primaria e aiutare le ragazze che stanno diventando donne da un punto di vista biologico e per rafforzare la loro identità di genere femminile”, spiega Bonaccorsi, intervistata dalla Dire a margine del lancio di ‘Like a woman’.

“L’immagine mentale che loro possono avere può essere falsata da tante informazioni che provengono dalla famiglia, dalle amicizie e oggi, sempre di più, dai social network- continua Bonaccorsi- Per questo l’approccio migliore è l’educazione e la formazione, da parte di professionisti del settore, che portano alla conoscenza. La conoscenza ci porta ad essere più sicure di noi- sottolinea- perché se so come funziona una cosa so anche come mi devo comportare in certe situazioni quando quel qualcosa ha uno sbilanciamento, un momento di crollo”.


Delicato il passaggio alla “prima mestruazione, che può essere associato dalla ragazza a un’immagine brutta, di perdita”, mentre con un approccio medico-scientifico “si può ristabilire un equilibrio, spiegando qual è l’origine dei dolori mestruali, ad esempio, cos’è la contrazione dell’utero“, farlo vedere l’utero “con un’ecografia. Bisogna interagire, spiegare, per arrivare ad una consapevolezza della giovane paziente”, insiste Bonaccorsi, che si definisce “internista della donna” e invita le mamme a portare le figlie a visita “per costruire e rafforzare insieme questa identità di genere”, fondamentale anche per “ridurre le occasioni di incontro con una potenziale violenza di genere”.

VIOLENZA DONNE, I CAMPANELLI D’ALLARME

Proprio sulla violenza di genere, poi, per Bonaccorsi il ginecologo può e deve avere un ruolo ‘sentinella’, riconoscendo alcuni campanelli d’allarme tipici. “Di solito il primo è la reticenza– spiega- Quando una donna viene a farsi visitare dalla ginecologa, infatti, si stabilisce un rapporto confidenziale, sereno, di scambio naturale di informazioni. Invece, nelle donne che sospetto essere vittime di qualche forma di violenza, anche sottile, vedo di solito una reticenza, anche su cose che riguardano la loro intimità”.

Non appuntarsi la mestruazione, riferire un episodio ma non saperlo collocare nel tempo, avere vuoti di memoria. Sono questi gli elementi che, secondo Bonaccorsi, devono indurre il ginecologo a fare un’indagine più approfondita “perché fanno pensare che dietro ci possa essere un meccanismo di rimozione della propria femminilità dovuto a qualcosa di più grave e cronico con cui questa donna convive e che subisce nel quotidiano”.

Altro elemento da studiare attentamente per la dottoressa “è il linguaggio del corpo“. E spiega: “Durante la visita occorre osservare come la donna si spoglia, se ha titubanza nel farlo, se quando c’è l’approccio fisico ha reazioni fisiologiche di difesa. È importante cercare di cogliere questi segni perché il nostro corpo parla molto di più della nostra bocca”.

Il sospetto, però, può essere approfondito solo se esiste “una rete, una struttura complessa” in cui Bonaccorsi include “psicologi, psichiatri, nutrizionisti, endocrinologi”. E, “perché no”, anche “la medicina estetica in senso lato”, che può intervenire in una prevenzione primaria, ma soprattutto terziaria, quando “una volta che si è identificato il problema e si è portata la donna fuori dal problema, c’è il momento della riabilitazione e della cura, in cui c’è anche questo aspetto: la cura del proprio sè da un punto di vista estetico”. “Non si può separare l’estetica dalla salute- conclude Bonaccorsi, che ha intitolato il suo studio Salus ginecologica a rimarcare il significato latino di ‘salus’ come benessere psico-fisico- Per curare il corpo devo curare la mente e la cura passa da tanti punti di vista”.

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