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Liberia, l’ex milanista Weah: nuova candidatura, alleati scomodi

ROMA - Tra i candidati alla presidenza della Liberia che

Pubblicato:09-10-2017 13:08
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:46

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ROMA – Tra i candidati alla presidenza della Liberia che si terranno martedì prossimo c’è anche l’ex-calciatore del Milan George Weah. Un idolo in Liberia e in tutta l’Africa, al suo secondo tentativo di farsi eleggere alla più alta carica dello stato africano; criticato però da molti per un’alleanza con forze legate all’ex presidente Charles Taylor, condannato a 50 anni di carcere per crimini contro l’umanità.

Durante la carriera di calciatore Weah si era fatto notare anche per il suo impegno umanitario, in particolare contro il razzismo, ed era stato nominato nel 2004 ambasciatore Unicef, ruolo che aveva però abbandonato per dedicarsi alla politica.

Non ha però interrotto del tutto il suo impegno umanitario, nel 1994 ha fondato a Monrovia una squadra di calcio giovanile, il cui unico requisito era frequentare la scuola. Molti giocatori della squadra sono poi diventati giocatori della nazionale liberiana. Ha poi annunciato l’anno scorso di voler finanziare, assieme all’uomo d’affari indiano Nirav Tripathi, la costruzione di diverse scuole di calcio in regioni povere del mondo per aiutare i giovani ad uscire dalla loro condizione di povertà.


Contestata in particolare la scelta come sua alleata candidata alla vice-presidenza di Jewel Howard Taylor, già moglie dell’ex capo di Stato, che sta tutt’ora scontando in un carcere inglese una pena di 50 anni per crimini contro l’umanità commessi durante la guerra civile liberiana.

Non solo, in passato Weah aveva criticato duramente Taylor ed il suo partito. Charles Taylor è entrato nella storia per aver fondato il gruppo armato Fronte Patriotico Nazionale Liberiano, dando il via alla prima guerra civile liberiana, iniziata nel 1989 e terminata nel 1996, ed è poi stato eletto presidente nel 1997 con una vittoria schiacciante. Famoso era il suo slogan “Ha ucciso mio padre, ha ucciso mia madre, ma lo voterò”.

Taylor lasciò nel 2003 la carica di presidente al termine della Seconda guerra civile liberiana, sotto pressione della comunità internazionale. Dopo un breve periodo da fuggitivo in diversi Paesi dell’Africa, è stato arrestato, processato e condannato per una serie di crimini quali stupro, omicidio, terrorismo e crimini contro l’umanità, per citarne alcuni.

Il giudice che ha emesso la sentenza dichiarò: “L’accusato è stato riconosciuto responsabile, diretto e indiretto, e di aver pianificato alcuni dei più brutali crimini contro l’umanità della storia recente“. Secondo la stampa liberiana, la scelta di Weah potrebbe essere dettata da mera convenienza politica, in quanto sono ancora molti i sostenitori di Taylor in Liberia.

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