NEWS:

Spazio, ricerca e emozioni, AstroSamantha conquista Bologna – FOTO

Studenti, ex studenti, appassionati ma anche tanti ragazzi e bambini: pubblico estremamente eterogeneo quello che ha riempito l'Aula magna di Santa Lucia

Pubblicato:09-10-2015 05:55
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:37

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

BOLOGNA – Studenti, ex studenti, appassionati ma anche tanti ragazzi e bambini: e’ un pubblico estremamente eterogeneo quello che ieri pomeriggio a Bologna ha riempito l’Aula magna di Santa Lucia per ascoltare Samantha Cristoforetti, l’astronauta dell’Agenzia spaziale europea protagonista della missione Futura dell’Agenzia spaziale italiana e da mesi impegnata nel “post flight tour”, che la sta portando in giro per l’Italia a raccontare la straordinaria esperienza vissuta. AstroSamantha è ‘sbarcata’ sotto le Due torri insieme ai due compagni di missione Terry Virts (Nasa) e Anton Shkaplerov (Roscomos) che sono stati con lei sulla stazione spaziale internazionale (Iss) per 200 giorni, a una distanza di 400 chilometri dal pianeta Terra.

“Ciao come state?”, esordisce Cristoforetti salutando con la mano la platea (l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi e’ seduto in prima fila), sorriso sul volto, dopo un’entrata trionfale accompagnata dalla proiezione sullo schermo del lancio in orbita del 23 novembre 2014. Vestita nella sua divisa blu, come lo sono i suoi due colleghi, nell’evento organizzato dalla Bologna Business School, la scuola per manager dell’Alma mater, Samantha ha raccontato curiosita’ e aneddoti dei sei mesi passati sullo spazio, aiutata dalle tante foto che scorrevano sullo schermo. Partendo da quando “legati stretti stretti come dei salami” sono stati lanciati nello spazio, dove sono arrivati con un viaggio di “soli 8 minuti” e hanno finalmente “cominciato a provare la sensazione bellissima di fluttuare”.

L’astronauta italiana che ha segnato il record femminile di permanenza nello spazio (mai una donna c’era stata così a lungo) ha raccontato qualcuno dei 200 esperimenti scientifici che hanno realizzato durante la missione (come quello di prelevarsi il sangue), ma ha parlato anche del duro addestramento, fatto attraversando il mondo tra Houston e il Giappone (“E pensate che io soffro tantissimo il jet lag”) e delle due ore giornaliere di allenamento che facevano lassu’ in orbita (lo dimostra una foto di lei sul tapis roulant), “per contrastare gli effetti sul corpo della mancanza di gravità”.


Uno dei momenti più esilaranti dell’incontro di ieri è stato quando ha mostrato le foto di quando si e’ fatta tagliare i capelli da un suo compagno di missione (“Ci ha messo due ore e mezza, la mia parrucchiera ci mette 20 minuti”), ma ci sono stati anche momenti romantici, come quando ha raccontato che uno degli spettacoli più belli era guardare “la terra illuminata dalla luce della luna”, con la stazione spaziale che sembrava “un vascello antico in questo mare nero”. Ha spiegato come facevano ad arrivare i rifornimenti dalla terra (“Avevamo cibo fresco in quantità limitate e quando arrivava si faceva festa”) e raccontato di essersi dovuta accontentare di caffè solubile per cinque mesi, fino a che “finalmente” un giorno è arrivata nella stazione spaziale una speciale macchinetta capace di preparare caffè espresso. Ha spiegato che lassù l’acqua era uno dei beni più preziosi, “la riciclavamo, così come riciclavamo l’urina”) e mostrato anche le foto degli spazi ‘privati’ ritagliati per ciascun aeronauta all’interno della stazione, raccontando che a lei piaceva “lasciarsi fluttuare mentre dormiva”.

I momenti che farà più fatica a dimenticare tra quelli trascorsi sullo spazio? Quando guardava “le albe e i tramonti, ce n’era uno ogni 90 minuti”: in particolare, ha spiegato Samantha, quando “spuntava il sole, come un tuorlo d’uovo, c’erano sei, sette secondi in cui la stazione spaziale era immersa in una luce irreale arancione ed era un momento assolutamente magico”. Il suo “posto preferito” per le pause di relax era “la cupola”, il punto piu’ alto della stazione spaziale, dove c’e’ una postazione tutta circondata da vetri, come una sorta di esagono. “Da li’ abbiamo fatto tantissime foto”, ha raccontato Cristoforetti, mostrando gli scatti fatti ai tifoni e supertifoni (“Ti trasmettono l’idea di una grande forza immagazzinata nell’atmosfera che si sprigiona”) e ai “colori della Terra”, tra cui “il rosso dell’Africa del Nord”. Per chiudere il suo intervento ha voluto mostrare una foto, una di quelle fatte alla Terra: “Lo chiamano il pianeta blu, perche’ la maggior parte della superficie e’ occupata dall’acqua”, e nella foto la si intravede appunto attraverso una coltre di nuvole. “E’ un’immagine che trasmette un grande senso di serenita’ e di pace, permette uno stacco dalla frenesia del momento e suggerisce una visione a lungo termine– dice l’astronauta- so che tra voi in platea ci sono tanti studenti che ambiscono a diventare dei leader. Ecco, vorrei dirvi questo: ricordatevi di questa immagine ogni tanto, e cercate di avere una visione a lungo termine, immaginando il nostro pianeta come sara’ fra 20 anni“.

L’ultima parte dell’incontro e’ dedicato alle domande del pubblico. Chi ha chiesto se avevano fatto anche “un addestramento per non litigare tra di loro”, chi se da lassù avessero “provato a osservare le stelle, magari con un cannocchiale o un binocolo” e chi se avessero mai perso la comunicazione con la Terra. Ad alcune domande ha risposto Samantha, ad altre i suoi due colleghi, in inglese e in russo (ahimé senza traduzione in simultanea). La domanda per eccellenza, però, è stata questa: “Samantha, sappiamo che il tuo collega Paolo Nespoli nel 2017 andra’ in missione sulla stazione spaziale. E tu quando torni su?”. Lei sorride e abbozza: “Di solito a questo punto passo la parola al direttore dell’Agenzia spaziale italiana- dice sorridendo- ma oggi non poteva essere qui. Diciamo che dal 2010 a oggi l’Italia è stata scelta per andare sullo spazio con un suo astronauta più o meno ogni anno e mezzo. Io spero proprio che si possa continuare questa tradizione“, conclude. Per lei, e per i suoi due compagni di missione, tanti minuti di applausi e anche una targa premio da parte dei vertici della Bologna Business School.

di Marcella Piretti

Giornalista professionista

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it