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ROMA – A pochi giorni dalle dimissioni di Gennaro Sangiuliano, Gabriele Muccino attacca l’ormai ex ministro della Cultura per l’operato di questi due anni. Le sue decisioni, secondo il regista, avrebbero solo affossato il cinema italiano.
“Fino ad un anno fa- spiega su Instagram e poi in un’intervista a La Stampa- il cinema italiano stava vivendo un periodo di grande prosperità. Grazie alle agevolazioni fiscali del tax credit, copiato da noi da altri Paesi europei per i vantaggi che portava all’economia, l’occupazione era al massimo, i teatri a Cinecittà e non solo pieni e prenotati per mesi avvenire. Grandi produzioni americane, attratte dall’opportunità di detrarre il 40% degli investimenti, (in Spagna si arriva al 50%, in Francia al 40%, Ungheria 35 % ecc), avevano traslocato in Italia creando lavoro e crescita economica”.
“Poi- scrive- è arrivato Sangiuliano e con lui la pretestuosa, confusa, incompleta e cavillosa, nuova legge sul tax credit che ha frenato e bloccato decine di progetti. Moltissime produzioni si sono fermate, gli investitori sono fuggiti verso altri Paesi europei con politiche più vantaggiose dove questa industria sanno come tutelarla e soprattutto sanno che rappresenta parte importante dell’economia di un intero Paese”.
Muccino lancia l’accusa: “Di colpo, in Italia migliaia di lavoratori del settore – macchinisti, elettricisti, sarte, scenografi, sceneggiatori, costumisti, produttori, montatori, direttori della fotografia e tutta la filiera che arriva fino ai trasporti, agli albergatori, ai ristoratori e molto, molto altro – si sono trovati con molto meno lavoro, le Regioni con molti meno soldi nelle casse. Non ci sono stati vantaggi per nessuno. Tutto ciò mentre il cinema italiano e quello internazionale realizzato in Italia veniva per una visione ideologica, insensata e miope, messo letteralmente in ginocchio“.
Il regista di “A casa tutti bene”, aggiunge: “Sangiuliano se n’è andato, non mancherà a nessuno, ma il danno è stato fatto. Ci auguriamo fortemente che si faccia ripartire un’industria che è al di sopra della politica e delle sue dinamiche ma semplicemente una vera e propria economia che dà lavoro a migliaia di persone”.
“Non sono mai appartenuto a nessuna parrocchia politica e anche il cinema l’ho fatto stando dalla mia parte del campo. Parlo però a nome di tutti- dice- perché il nostro cinema è stato il più grande. E se non ci fosse stato il Grande cinema italiano dal dopoguerra agli Anni 60, tanti cineasti fondamentali, colonne portanti del cinema americano e non solo, nel mondo, non sarebbero mai stati ciò che sono divenuti. Il cinema stesso non sarebbe diventato quello che è stato, senza il nostro cinema. Distruggere il cinema italiano è un danno e un atto che sembra ideologico e che va riparato al più presto. Abbiamo oggi migliaia di nuovi disoccupati che pochi mesi fa erano costantemente al lavoro. Se si sono fatti degli errori, e si sono fatti, vanno rimessi a posto. Errare è umano, perseverare molto meno“.
Infine, l’appello al nuovo ministro della Cultura: “Mi auguro che il nuovo Ministro Giuli ascolti chi lavora nell’audiovisivo e restituisca al cinema italiano forza e prestigio rimettendo intanto mano alla disastrosa legge voluta da Sangiuliano. Ci auguriamo collaborazione e un nuovo cammino”.
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