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Valente (Pd) a Meloni: “Non basta essere donne, ma stare dalla loro parte”

Non mandare perduto il lavoro della Commissione su mamme e alienazione parentale: "Il figlio di Laura Ruzza sta male, è disumano'

Pubblicato:09-09-2022 12:06
Ultimo aggiornamento:09-09-2022 12:06
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ROMA – Il tema della violenza contro le donne e molti temi di genere, in questa campagna elettorale, sono diventati terreno di forte scontro, complice anche una cronaca brutale, dal femminicidio di Bologna alla diffusione in rete del video dello stupro della donna ucraina che ha scatenato un fiume di polemiche su Giorgia Meloni e sollevato l’indignazione dei centri antiviolenza.

“Ho polemizzato con Giorgia Meloni perché non basta essere donna, bisogna stare dalla parte delle donne quando si votano le leggi. Il partito è Fratelli d’Italia, non ‘sorelle d’Italia’” ed è un partito “machista, spesso dall’altra parte della barricata quando si trattava di votare leggi per le donne, penso a Pillon, al pezzo di terra per il terzo figlio, all’alleanza con la Polonia, uscita dalla Convenzione di Istanbul”. Valeria Valente, candidata al Senato del Partito democratico in Campania e presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, intervistata dalla Dire per lo Speciale Elezioni, parla a tutto tondo del tema della violenza sulle donne, del programma del Partito democratico e del lavoro svolto dalla Commissione negli ultimi quattro anni.

IL CASO ‘VIDEO E GIORGIA MELONI’

“La violenza sulle donne è un fenomeno politico perché pubblico, non è un’emergenza, ma è strutturale perché è legata a un modello di società. Deve essere un tema di campagna elettorale, ma di confronto e non di scontro. Il fatto che Giorgia Meloni abbia postato il video di una donna violentata racconta di una non cultura e non conoscenza del fenomeno, ha sottovalutato il danno che rischiava di fare alla donna vittima con un uso strumentale teso a porre luce sul fenomeno su cui possono sperare di lucrare consenso: l’immigrazione che non c’entra, perché a violentare sono gli italiani quanto gli immigrati. Pur di costruire consenso non si è tenuto in conto, voglio pensare alla sua buona fede e forse non sa cosa vuol dire vedere messo in rete il video del proprio stupro, del danno che si faceva a questa donna che si è detta poi disperata. Abbiamo chiesto le sue scuse e abbiamo ottenuto un atteggiamento aggressivo. Come donna protagonista di questa campagna elettorale ci saremmo aspettati un gesto di umiltà”.


Non risparmia critiche durissime al tenore con cui la destra, e la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, sta affrontando il tema della violenza contro le donne e l’episodio del video rilanciato sui propri social diventa un esempio paradigmatico per tutti di ‘vittimizzazione secondaria’ del quale gli esperti sulla materia e i centri antiviolenza conoscono e denunciano i danni e i tragici effetti.

IL PROGRAMMA PD E IL LAVORO SULLA PREVENZIONE

La Commissione Femminicidio a guida Valente lascia l’eredità di un lavoro lungo quattro anni, che ha visto collegialità e unanimità. “Abbiamo contribuito a migliorare le norme, abbiamo appurato che serve più formazione per tutti gli operatori della giustizia, che la violenza va riconosciuta subito, che le donne che denunciano vanno credute e protette e che a tal proposito bisogna utilizzare tutte le misure cautelari disponibili e il braccialetto elettronico per controllare gli uomini maltrattanti e prevenire le escalation. Il disegno di legge delle ministre del governo Draghi, fermo al Senato, contiene norme che andrebbero approvate al più presto, per sbloccare la possibilità di convalidare l’arresto in flagranza e per usare di più e meglio le misure cautelari e il braccialetto elettronico. Così come pensiamo di presentare il prima possibile il Testo unico di riordino di tutta la normativa in materia di reati contro le donne“, ricorda la presidente.

“Sono orgogliosa del mio partito che ha fatto tesoro di tutte le indagini della Commissione Femminicidio- rimarca Valente ricordando le 13 relazioni complessive portate a termine, tra cui quella dedicata all’alienazione parentale nei tribunali– nel nostro programma richiamiamo tutte le norme su cui stavamo lavorando, penso al consenso nella relazione sessuale o alle molestie nei rapporti di studio e lavoro e al Ddl ministre, penso alla violazione di tutte le misure cautelari che abbiamo istituto come fattispecie di reato, abbiamo messo la possibilità dell’arresto in flagranza, ma non abbiamo risolto il tema dei limiti edittali che impediscono al giudice di convalidare l’arresto del PG” e tutto il lavoro teso a rafforzare “l’impianto a protezione della donna”, sottolinea.

“Ma il tema principale del programma del PD, perché le leggi ci sono, è inquadrare correttamente la violenza e per questo serve formazione“, sottolinea ancora la senatrice. “La misura cautelare, che è un’eccezione del nostro ordinamento che però noi chiediamo perché giustificata dal pericolo, se non c’è una valutazione accorta non viene data e se la violenza viene derubricata magari a liti, se faccio fatica a credere alla donna non la emetterò mai, sono certa che i magistrati agiscono in buona fede, ma appunto serve formazione. Ricorderete che il Partito democratico si era astenuto sul Codice rosso perché lì si metteva al centro la formazione degli operatori di polizia giudiziaria senza mettere risorse”, puntualizza.

LE MAMME CORAGGIO E IL CASO RUZZA

“Bisogna continuare a incalzare la politica e chiedere conto, la Commissione può fare indagini e dare linee di indirizzo” spiega Valente nel rispondere su come non mandare perduto il lavoro della Commissione, in particolare quello fatto sul terreno inedito delle mamme accusate di alienazione parentale: “Quella relazione è quella su cui abbiamo messo la maggior parte del coraggio. Ora la politica deve sostenerla e le persone chiedere conto alla maggioranza futura. Ricordiamoci la necessità di costruire una commissione per valutare la salute dei bambini: penso al figlio di mamma Ruzza – dopo il prelevamento collocato in una casa famiglia alle porte della Capitale – che continua a stare male lontano dalla madre, è disumano”. “Bisogna incalzare sui diritti delle donne- conclude la senatrice Valente- che non sono mai dati una volta per sempre e- ribadisce ancora- non basta essere donne per essere dalla parte delle donne”.

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