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Roma, scoperta una grande vasca antica. Il suo uso è un enigma

Ad aiutare gli esperti saranno numerosi reperti mobili trovati nell'area

Pubblicato:09-09-2020 15:08
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:51

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ROMA – Una grande vasca lunga 48 metri e larga 12, piena di acqua, delimitata da strutture di tufo e con uno scivolo che conduce al suo interno. È un altro grande enigma la nuova scoperta archeologica spuntata a Malafede, a Roma, durante scavi propedeutici alla realizzazione di un complesso residenziale e commerciale.

Siamo tra via Ostiense e la linea ferroviaria Roma-Ostia, un’area che gia’ in eta’ arcaica rappresentava un crocevia di traffici commerciali al confine tra Roma e la colonia Ostiense.

Qui, la Soprintendenza speciale di Roma dal giugno 2019 porta avanti gli scavi che si estendono su 20mila metri quadrati.


E qui e’ venuta alla luce la grande vasca, parte di un complesso stratificato che va dal V secolo avanti Cristo all’eta’ imperiale. Otto secoli di storia per un insediamento ancora tutto da decifrare, ma che certamente verra’ valorizzato.

“Roma ci offre ancora sorprese- ha detto la soprintendente Daniela Porro- al di fuori delle mura questo scavo ha portato a scoprire un articolato complesso antico con strutture rare, a partire dalla grande vasca di 12 metri per 48 colma di acqua e limitata da grossi blocchi di tufo. All’inizio abbiamo immaginato che fosse una darsena, considerata la vicinanza del Tevere, ma un’altra scoperta recente ha fatto emergere un quarto lato che la chiude, facendo cosi’ cadere questa ipotesi”.

Gli archeologi stanno studiando la funzione della vasca che “a breve sara’ valorizzata perche’ e’ giusto che gli abitanti di Roma e non solo la conoscano”. Nonostante le ultime scoperte siano recentissime, alcune addirittura di questa settimana, gli esperti stanno gia’ formulando le prime ipotesi. Meglio, stanno procedendo a scartare quelle meno plausibili, basandosi rigorosamente sui dati di scavo.

Per esempio, al momento non sembra essere un bacino idrico: “L’idea non ci piace- ha detto Barbara Rossi, funzionario archeologo della Soprintendenza e direttore scientifico dello scavo- per la presenza dello scivolo e la monumentalita’ della struttura.

E poi sembra non esserci una pavimentazione che giustificherebbe almeno in parte questo uso”.
Ma nemmeno un utilizzo agricolo puo’ essere contemplato, anche se spesso queste vasche presentavano una rampa simile. “Ma di solito erano di dimensioni piu’ piccole e venivano usate per il concime animale, i cosiddetti ‘sterquilini’.

Ma resta la grandezza e la monumentalita’ che non ci fa pensare a questo”. E neppure un luogo per l’allevamento del pesce, perche’ il livello dell’acqua, oggi come allora, non e’ costante. Al momento, sembra accantonata anche la supposizione iniziale che si trattasse di una darsena, data la presenza del quarto lato che chiude la vasca. Ma tra gli archeologi c’e’ anche chi non abbandona l’idea, vedendo in quei blocchi di tufo una costruzione successiva.

Tant’e’, ad aiutare gli esperti saranno numerosi reperti mobili trovati nell’area, a partire dal legno riaffiorato all’interno della vasca insieme a elementi vegetali ben conservati, tanto da essere ancora di un verde acceso, grazie allo strato di argilla e acqua. “Sulla presenza del legno abbiamo grandi aspettative- ha spiegato ancora Rossi- perche’ da un micro scavo eseguito appositamente sono riemersi anche pezzi lignei lavorati di grandi dimensioni, anche piu’ di un metro, con degli scassi, segno che dovevano servire a creare una ulteriore struttura. Sara’ un lavoro lungo, ma speriamo ci dia una risposta sulla destinazione della vasca”.

Tutto il complesso, formato dalla piscina e da altri due manufatti di epoche successive posti ai lati sud e nord, e’ rimasto attivo per otto secoli. “L’occupazione di quest’area inizia in eta’ arcaica- ha specificato Emanuele Giannini, direttore tecnico dello scavo- ma a partire dal IV secolo avanti Cristo avviene la monumentalizzazione.

In questo primo periodo sembra essere stata realizzata la vasca, che poi continua a vivere fino al I secolo”. Di certo, quello di Malafede era un insediamento produttivo e non abitativo, data la vicinanza al corso del Tevere, alla via Ostiense antica e a incroci che portano fino alla moderna Trigoria.
Un uso commerciale, dunque, ma contemporaneamente anche uno cultuale.

Se il primo e’ accertato dal ritrovamento di una trentina di monete e anche dai pavimenti a spina di pesce delle strutture vicine alla vasca, quello sacro e’ raccontato dalle lucerne ritrovate, ma anche da “lastre in ceramica decorate con la Vittoria alata e elementi floreali”, ha aggiunto Federico Desideri, archeologo della societa’ Eos arc che ha condotto gli scavi in accordo con la Soprintendenza.

“Il lavoro andra’ avanti- ha promesso Giannini- Rispetto ad altri interventi di archeologia preventiva, questo rappresenta una vera sfida a causa delle dimensioni enormi dell’area e delle problematiche ambientali, come la presenza costante di acqua di falda”. Per poter lavorare in queste condizioni i tecnici hanno installato un sistema di pompaggio delle acque, anche se resta molto difficile leggere le stratigrafie e scoprire l’altro filare di blocchi che regalera’ alla vasca ulteriori 80 centimetri di profondita’, facendole toccare un’altezza di un metro e ottanta.

Conclusi i lavori, che pero’ dovranno essere effettuati in periodi asciutti, forse verra’ risolto anche ‘l’enigma di Malafede’.

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