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Processo Vannini, in aula l’ex fidanzata di Federico: tanti ‘non ricordo’ e gli ‘ordini’ di Antonio Ciontoli

L'ex fidanzata di Federico Ciontoli Viola Giorgini è stata ascoltata come testimone durante il processo d'appello bis. La prossima udienza sarà il 16 settembre

Pubblicato:09-09-2020 14:26
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:51

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Antonio Ciontoli ci disse di stare tranquilli che era solo un grande spavento, si trattava di un colpo d’aria partito dalla pistola. Marco stava avendo solo una crisi d’ansia”. Viola Giorgini, ex fidanzata di Federico Ciontoli, ricostruisce così dal banco dei testimoni nel processo d’appello bis per la morte di Marco Vannini, i drammatici minuti della notte tra il 17 e il 18 maggio del 2015, nella casa dei Ciontoli a Ladispoli. Attimi in cui Marco venne raggiunto da un colpo di pistola mentre era in bagno. Un fatto che gettò la famiglia nel caos, causando un ritardo nei soccorsi che se evitato avrebbe potuto salvare la vita al 21enne di Cerveteri. Viola, quella sera era lì, era la fidanzata di Federico, il figlio di Antonio Ciontoli, un ex militare vicino ai servizi segreti.

“Ricordo che eravamo in stanza di Federico – ha detto la ragazza – e ho sentito un tonfo, un rumore come se fosse caduto qualcosa di pesante. Ci siamo avvicinati al bagno ma la porta era chiusa, dentro c’era il padre di Federico e Martina la fidanzata di Vannini. Antonio Ciontoli ci disse di non preoccuparci e ci siamo fidati di lui, abbiamo creduto ciecamente alla sua versione. Federico entrò in bagno e uscì portando via la pistola, per metterla in sicurezza. Io rimasi sbalordita“.

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Ricostruendo le fasi di quella drammatica serata la testimone ha spiegato di “essersi resa conto della ferita solo dopo, solo quando Marco fu portato al piano di sotto, notai delle gocce di sangue. A quel punto abbiamo cercato di convincere Antonio a chiamare il 118, la situazione infatti non migliorava”. E ancora: “ricordo che dello sparo appurai solo quando Marco fu portato al Posto di primo intervento di Ladispoli. Ricordo che già lì Ciontoli parlava del rischio di perdere il lavoro se questa storia fosse uscita fuori”.

La ragazza uscita da un procedimento separato per falsa testimonianza, è stata convocata oggi in aula dalla difesa, per essere ascoltata in Corte d’Appello. Un appello bis, un processo che si sta svolgendo a seguito della decisione della Cassazione che il 7 febbraio scorso ha accolto la richiesta delle parti civili e del sostituto procuratore disponendo un nuovo processo per il riconoscimento dell’omicidio volontario con dolo eventuale. In sostanza, la morte di Marco, come sostenuto dalle consulenze mediche, si sarebbe potuta evitare se i soccorsi fossero intervenuti tempestivamente.

Mentre a gennaio del 2019 il primo appello aveva stabilito la riduzione da 14 a 5 anni di reclusione per l’ex militare, derubricando l’accusa da omicidio volontario a colposo e per gli altri tre imputati, la moglie di Antonio e i due figli Martina e Federico, le condanne erano state fissate a tre anni.

Molti i ‘non ricordo’ di Viola Giorgini oggi in aula, tanto da spingere il presidente della Corte ad incalzarla: “Signorina, le ricordo che lei è testimone e ha l’obbligo di dirà la verità, altrimenti incorre nel reato di falsa testimonianza”.

Una impressione di totale non credibilità“, ha commentato la famiglia di Marco (la madre era presente in aula) tramite il lega Celestino Gnazzi. Secca la risposta degli avvocati di Antonio Ciontoli: “La signora Giorgini, non è imputata ma testimone. Non è vero che non è credibile. Ha detto e confermato le cose già emerse nel corso del processo a suo carico. Cose che erano già note, le ha soltanto dette in un contesto diverso”.

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La testimonianza di Viola Giorgini sancisce anche un altro elemento importante, secondo Domenico Ciruzzi difensore di Federico Ciontoli: “Il mio assistito ha sollecitato, ha imposto al padre e ha chiamato i soccorsi subito. Il fatto certo e acclarato è che dopo circa 10 minuti dall’evento drammatico Federico ha chiamato il 118. Questo dato testimonia l’interruzione di possibili concorsi nel reato di omicidio, ma anche qualsiasi ipotesi di omissione di soccorso”. Terminato il controesame della teste, l’udienza è stata aggiornata. Si tornerà in aula il 16 settembre. La sentenza, slittata in avanti di una settimana è attesa per il giorno 30.

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