NEWS:

Bonetti: “Conferenza straordinaria per un nuovo sistema contro la violenza sulle donne”

La ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia dà il parere favorevole del Governo alla risoluzione sulla 'Relazione sulla governance dei servizi antiviolenza e sul finanziamento dei centri antiviolenza e delle case rifugio'

Pubblicato:09-09-2020 07:09
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:51

elena-bonetti-2
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – “Intendo convocare una conferenza straordinaria che veda coinvolti tutti i soggetti oggi protagonisti nel contrasto alla violenza contro le donne, dai centri antiviolenza alle Regioni, dalla Commissione femminicidio, agli enti locali, alle forze dell’ordine, a tutti i componenti della cabina di regia, non solo per verificare il Piano strategico nazionale di contrasto alla violenza maschile contro le donne, ma anche per disegnare una nuova progettualità ed eventualmente un nuovo sistema che accompagni il nostro Paese nel contrasto di questo fenomeno, ma soprattutto nella risposta alle singole vite delle donne alle quali oggi dobbiamo davvero tutto il nostro impegno, sia come istituzione che come Paese”. È l’annuncio che la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, ha fatto ieri in Senato pronunciando il parere favorevole del Governo alla risoluzione sulla ‘Relazione sulla governance dei servizi antiviolenza e sul finanziamento dei centri antiviolenza e delle case rifugio’ approvata nel pomeriggio a Palazzo Madama.

LEGGI ANCHE: Violenza donne, approvata relazione commissione femminicidio su centri anti violenza

Un “impegno” dovuto per la ministra nei confronti delle “donne che in questi mesi ci hanno lasciato, uccise tragicamente, trucidate dalla violenza più disumana che si può avere. Irina, Larisa, Barbara, Bruna, Pamela, Rossella, Irma, Lorena, Gina, Viviana, Alessandra. Perché noi parliamo di un fenomeno- sottolinea Bonetti- ma dietro quel fenomeno ci sono storie di vita, notti di silenzio lacerate, vite violentate costantemente. Lo dobbiamo a Daniela, a cui è stata operata la violenza più disumana con l’uccisione di Elena e Diego. Sono davvero grata innanzitutto al lavoro della Commissione, alla presidente e senatrice Valente e a tutti i componenti- dichiara- E sono grata per la discussione di quest’aula, che è stata sinceramente ricca di intensità e progettualità, ciò che accade quando le istituzioni creano la necessaria sinergia per farsi volto di una comunità, che è l’unico luogo che può restituire concretezza di speranza alle donne troppo spesso sole e abbandonate nella tragedia di una violenza subita, troppo spesso taciuta e dimenticata”.


La relazione proposta in discussione da Valente “ha messo in luce alcune criticità- ricorda Bonetti- Il tema della complessità delle procedure, della lentezza e della non certezza di un’erogazione efficiente ed effettiva dei fondi” a centri antiviolenza e case rifugio. “È un dato che io stessa ho rilevato un anno fa quando mi sono insediata come ministra ed è per questo che nel riparto allora bloccato del 2019 abbiamo voluto mettere indicazioni di progettualità condivisa, di co-progettualità rispetto al livello nazionale e in coerenza col piano strategico e di monitoraggio”.

Osserva Bonetti: “Tuttavia ritengo anche che sia importante lavorare su delle azioni di sistema. È per questo che nel riparto 2020, che è oggi all’attenzione del coordinamento tecnico delle Regioni, c’è l’intenzione di una progettualità, di un bando di fondi destinati ad azioni di sistema, perché è il sistema Paese che va costruito e rafforzato, com’è stato detto. Oggi vi sono “una molteplicità di soggetti protagonisti- spiega la ministra- come i centri antiviolenza, le case rifugio, a cui davvero va la gratitudine dell’intero Paese. Svolgono e devono sempre maggiormente svolgere un ruolo nevralgico. La loro azione significa formazione, sostegno delle reti territoriali, il coraggio di osare temi nuovi correlati alla violenza. Come la violenza economica- chiarisce- come il tema del rapporto tra le madri i figli, che è uno degli elementi oggi problematici all’interno del nostro processo. Perché le donne vanno collocate nel divenire di una vita, quindi rese autonome rispetto anche alla loro autonomia finanziaria. Restituire la libertà significa anche questo”. Conclude la ministra per le Pari Opportunità: “Io credo che questo sia un impegno che questo Parlamento, che il Governo, che l’intero Paese si può assumere, oggi, a 25 anni da Pechino. Lo dobbiamo alla dignità, ma soprattutto alle donne che in questi mesi ci hanno lasciato”.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it