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Cpr di Torino, migrante turco in sciopero della fame da 9 giorni

Nel Centro per il rimpatrio di Corso Brunelleschi "Condizioni disumane, c'è chi tenta il suicidio"

Pubblicato:09-09-2019 15:56
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:40

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ROMA – E’ al nono giorno di sciopero della fame D., cittadino turco ospite del Centro per il rimpatrio (Cpr) di Torino. Una decisione che, come ha spiegato l’uomo al ‘Black Post’ – il primo a darne notizia -, serve ad attirare l’attenzione sul suo caso: agli autori del giornale online ha raccontato di essere rinchiuso da oltre un mese nel Cpr del capoluogo piemontese, dove sta attendendo l’esame della propria richiesta d’asilo. Un luogo in cui pero’ “le condizioni e il cibo sono terribili”.

L’uomo, che ha iniziato la protesta l’1 settembre, ha denunciato ancora: “Il bagno, il luogo dove mangiamo e dormiamo, sono un unico ambiente non distinto. Per impedirci di documentare queste condizioni disumane, hanno rotto le fotocamere esterne dei nostri telefoni non appena siamo arrivati. Per un mese ci hanno fatto mangiare pollo secco e pasta fredda. Dobbiamo lavare i vestiti a mano, altrimenti dobbiamo aspettare due settimane per avere dei vestiti puliti”. Ma la denuncia piu’ grave riguarda la salute delle persone: “In molti- prosegue il cittadino turco-soffrono di attacchi di panico e si fanno male tra di loro, o a loro stesse: ho visto due compagni tentare il suicidio tagliandosi la gola”.

Del Cpr di Corso Brunelleschi, il piu’ grande d’Italia che attualmente accoglierebbe circa 160 persone, la stampa ha scritto molto durante l’estate: prima a causa della morte di Hossain Faisal, cittadino bengalese di 32 anni, deceduto per un infarto.
Quindi per una serie di proteste organizzate da alcuni ospiti del centro – di cui tre solo tra il 30 agosto e l’1 settembre – proprio per denunciare le condizioni di degrado in cui questo luogo versa. Disagi confermati anche dal sopralluogo ad aprile scorso del collegio del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della liberta’ personale della Regione Piemonte, che secondo quanto riporta ‘Torino Oggi’ ha fatto sapere che: “La condizione del Cpr di corso Brunelleschi e’ di altissimo degrado, le persone vivono in condiziono offensive rispetto alla dignita’”. Emilia Rossi, componente del collegio del Garante Nazionale, ad aprile confermava quanto denuncia oggi D.: “I migranti vivono in stanzoni da sette persone dove il bagno non e’ nemmeno separato dall’ambiente in cui le persone dormono. Non ci sono posti per sedersi, i cittadini stranieri sono obbligati a mangiare per terra con i piatti appoggiati sulle gambe. Passano il loro tempo li’ senza fare nulla, in gabbia”, ha dichiarato Rossi.


Nei Cpr sono tenuti i migranti che attendono di essere rimpatriati, o la cui richiesta di asilo e’ in corso di valutazione. D. rientra in quest’ultimo caso. Il suo legale, Federico Milani, all’agenzia ‘Dire’ ha spiegato: “D. e’ fuggito dalla Turchia poiche’ perseguitato politico”. In patria contro di lui, spiega il legale, pendono reati di coscienza per aver contestato il governo. “Noi- prosegue Milano- abbiamo presentato la richiesta d’asilo e quindi tutta la documentazione che attesta il fatto che non puo’ tornare in Turchia, in quanto perseguitato, chiedendo che venga rispettato il principio – riconosciuto dal diritto internazionale – di non-refoulement (non respingimento, ndr).

Ora attendiamo che la commissione valuti il suo caso. Che questo ragazzo non sta inventando una storia- osserva il legale- e’ chiaro: anche la Commissione europea per i diritti dell’uomo ha riconosciuto la Turchia come paese record per violazione dei diritti umani”. Ma i 14 giorni previsti per valutare l’asilo sono diventati oltre il doppio. “Purtroppo- conclude il legale- il mio assistito e’ entrato in un meccanismo per cui in Italia non c’e’ una soluzione immediata, e questo acuisce lo stato di frustrazione”.

Venerdi’, i Garanti per il Piemonte Bruno Mellano, e quello di Torino, Monica Gallo, hanno effettuato un nuovo sopralluogo nel Centro, durante il quale hanno incontrato anche D. Al termine della visita, alla ‘Dire’, la Garante Gallo ha fatto sapere che “Il nostro ufficio sara’ di supporto affinche’ tutti i diritti (di D., ndr) all’interno del Centro vengano tutelati compatibilmente con la situazione di estrema difficolta’ in cui versa l’intero Cpr di Torino”.

“Una delle cose che destano in noi maggiore preoccupazione e’ che venga contatta l’Ambasciata turca” dichiara alla ‘Dire’ Jasmine Accardo, responsabile dell’organizzazione LasciateCIEntrare, la prima a denunciare alle autorita’ la morte di Hassan Faysal ma anche altri casi di violazione che avverrebbero tra le mura del Centro. In passato, come riferisce Accardo, “e’ gia’ capitato che personale diplomatico incontrasse i richiedenti asilo ospiti dei Cpr, un fatto che viola tutte le convenzioni internazionali in materia di protezione”.

Luca De Simone, uno dei responsabili di ‘Black Post’ in contatto con il migrante, alla ‘Dire’ conclude: “Se si confrontano le foto di D. di qualche tempo fa con l’aspetto che ha oggi, si resta impressionati. E’ evidente quanto sia provato dallo sciopero della fame. Ma continua a dirci che non intende fermarsi finche’ i suoi diritti non saranno tutelati”.

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