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FOTO | VIDEO | La via Francigena tra tir e rifiuti. Una turista straniera scrive a Franceschini

Una turista (e giornalista) ucraina, dopo aver camminato per 11 giorni sulla via Francigena quest'estate, ha deciso di scrivere una lettera a Franceschini per segnalare cosa non va

Pubblicato:09-09-2019 16:08
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:40

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BOLOGNA – Camminare in Italia lungo l’antica via Francigena, che portava i pellegrini a Roma fin dal nord Europa? Significa godere di “meravigliosi paesaggi” e “incantevoli borghi”. Ma anche rischiare di essere investiti da un tir, imbattersi in cumuli di immondizia e percorrere decine di chilometri senza una fontanella. E’ dopo essere “sopravvissuta” a questa esperienza che una turista ucraina, Natalia Krasnenkova, giornalista, ha deciso di scrivere una lettera (con tanto di video e foto) pubblicamente indirizzata ai rappresentanti del Governo italiano: originariamente a Franco Bonisoli (Beni e Attività culturali) e Gian Marco Centinaio (Turismo), ora estesa al nuovo ministro Dario Franceschini che si occuperà di entrambe le deleghe.

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“Qualche giorno fa ho terminato il mio viaggio in Italia”, scrive Krasnenkova: è la sesta volta e “quest’anno ho trascorso in Italia ben 11 giorni, camminando con lo zaino in spalla sulla via Francigena, tra Toscana e alto Lazio”. Scelta frutto “della mia lunga passione per i cammini, che mi ha permesso di capire cosa non funziona sul percorso italiano, che nulla ha da invidiare- continua la lettera- ad altri camminamenti, come quello di Santiago”. Per cominciare, ci sono i “tratti non segnalati che costringono il pellegrino a percorrere strade extraurbane” e “a circolare sul margine della carreggiata sprovvista di marciapiedi e banchine, cercando in ogni modo di evitare di essere investito dalle auto e dai camion“. Questo dovendo anche “evitare i rami degli arbusti non potati”, senza dimenticare “la mancanza dei segnali stradali con cui preavvisare la probabile presenza dei pedoni”.












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Una delle prove più difficili, scrive Krasnenkova, “è stata il percorrere il tratto tra Abbazia San Salvatore e Acquapendente. Un vero incubo”, perchè la campagna toscana “è meravigliosa, però è totalmente sprovvista di rifornimento idrico“, quindi “per tratti lunghi più di 20 chilometri, tra i campi sotto il sole”, chi cammina “non troverà nessuna fontanella, rubinetto o almeno qualche locale che dia da bere agli assetati”. Così come non si incontra né una panchina nè “qualsivoglia posticino allestito per sedersi e riprendersi dalle fatiche. Forse- continua la lettera- è una strategia ben precisa: permettere ai pellegrini un’esperienza immersiva”, per sentirsi “veramente in pieno Medioevo”.

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Infine, arrivando a Roma, “nel parco Monte Mario era davvero difficile non notare la quantità di rifiuti abbandonati“, scrive la turista, con un’amarezza che aumenta “se si pensa al fatto che il povero pellegrino deve anche subire l’incredibile gabella del Comune, che impone una tassa di soggiorno più elevata rispetto alle altre città d’Europa, non riuscendo però a garantire un’adeguata pulizia e manutenzione”: una “pena enorme considerato il mio amore, da straniera, per la città eterna”. Nonostante tutto, Krasnenkova ringrazia l’Italia per le meraviglie paesaggistiche, architettoniche e culinarie, che però sono “mortificate dalla gestione così approssimativa” del percorso.

Gli italiani sono “accoglienti”, però “non si può fare affidamento solo sulla buona volontà. Occorre- scrive la turista- programmazione, cura e impegno”, perchè garantendo le “minime condizioni” si avrebbe “un incremento notevole” di pellegrini. In quel caso, “sarò la prima a promuovere – sono una giornalista professionista – la via Francigena in Ucraina. Ma nelle attuali condizioni proprio non si può”, conclude Krasnenkova.

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