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Violenza sulle donne, nel caso di Elisa Pomarelli “i segnali c’erano, ma non sono stati riconosciuti”

L'avvocato Missiaggia: "Bisogna allontanarsi e saper dire di no senza avere paura di creare un problema all’altro"

Pubblicato:09-09-2019 10:14
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:40

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ROMA – “Perché le donne si avvicinano ad uomini violenti e pur non volendo avere un rapporto continuano a frequentarli? Un primo elemento è il senso di colpa nel doverli lasciare soli e umiliati per un rifiuto, il secondo è la non riconoscibilità della violenza a fronte del bisogno di qualcuno che le faccia sentire importanti e dunque riconosciute”. E’ quanto afferma Maria Luisa Missiaggia, avvocato matrimonialista del Foro di Roma, esperta in Diritto di Famiglia e presidente di Studiodonne Onlus, in merito all’omicidio di Elisa Pomarelli, 28 anni, del quale è accusato l’amico, operaio 45enne, Massimo Sebastiani.

“Sicuramente in questa relazione così a senso unico, in cui lui la considerava come la sua fidanzata mentre lei solo un amico, si intravede la mancanza di cultura da parte delle donne di quello che può già definirsi un uomo violento anche se ancora non manifesto- osserva l’esperta anche e autrice del libro ‘Separarsi con amore si può’- Per questo è necessario dare alle donne dei protocolli per affermare la propria autonomia: se non si vuole stare con una persona allontanarsi da questa e fare rete con i centri tecnici e di ascolto che possono essere di aiuto”. 

Ma quali sono le caratteristiche di un soggetto violento? “Si tratta di uomini che non ritengono l’altra persona capace di dire di no e che quindi non riescono ad accettare il rifiuto. Piuttosto- spiega l’avvocato- la considerano l’oggetto del proprio desiderio e se quest’oggetto non ricambia l’amore che credono di volere, l’amore si trasforma in ossessione e poi in morte. I segnali che quest’uomo, accusato di omicidio, non fosse equilibrato non credo fossero ignari. Dal video della rottura dell’armadio emerge una grandissima rabbia, la casa piena di sporcizia, le monetine l’una sull’altra in modo maniacale dimostrano una persona disturbata, ossessionata dal controllo, che non sapeva prendersi cura di sé. Inoltre, la sottovalutazione da parte della comunità di questi segnali di violenza spesso è un elemento che contribuisce a non evitare l’omicidio”.


Ecco allora il messaggio rivolto alle donne per allontanare situazioni a rischio: “Le donne devono imparare a difendersi, a riconoscere la violenza e a dire di no- sottolinea Missiaggia- Quando non si vuole stare insieme a un uomo e per questo ci si sente in colpa o si prova pena bisogna prendere le distanze dal proprio sentire. Il profilo di questa ragazza, che continuava a farsi accompagnare per poi voler scappare per paura di essere baciata, può insegnare a tutte le ragazze ad allontanarsi e a saper dire di no senza avere paura di creare un problema all’altro. Impariamo a pensare prima a noi stesse e poi all’altro, perché solo imparando a difenderci possiamo aiutarci e aiutare le altre donne che possono ritrovarsi in situazioni simili”.

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