Getting your Trinity Audio player ready...
|
ROMA – Trieste come hub del dibattito sull’Africa, aprendo le porte alla sensibilità degli imprenditori e spalancandole alla tecnologia. È dal G7 scientifico, di scena dal 10 all’11 luglio al Tecnopolo di Bologna, che è arrivato forte e chiaro un nuovo impulso alla collaborazione scientifica con i paesi africani e al riconoscimento della “strategicità” del Piano Mattei, il progetto di cooperazione specifico caro al Governo. Un’intera sessione del super meeting al Tecnopolo, infatti, è stata dedicata alla cooperazione con l’Africa con ospiti decisivi, come Mohamed Belhoncine, commissario dell’Unione africana per Educazione, scienze, tecnologia e innovazione, e l’ex ministra Stefania Giannini, assistant director general for Education dell’Unesco. Ma la presidenza italiana del G7, con il ministro della Ricerca Anna Maria Bernini protagonista a Bologna, ha voluto fare di più, guardando in prospettiva e, appunto, annunciando la ‘Research and Capacity Building with African Countries G7 Conference’ di Trieste, in programma il 2 ottobre.
Proprio per favorire la cooperazione con gli imprenditori, in particolare, la Conferenza si svolgerà in concomitanza e nella stessa città che ospita il Big Science Business Forum, uno dei maggiori consessi mondiali per l’imprenditoria high-tech. Le nuove tecnologie come chiave di cooperazione, quindi.
Ma Trieste, inoltre, ospita già enti di ricerca internazionali che hanno sviluppato negli ultimi decenni diversi legami proprio con l’Africa come Ictp (The Abdus Salam International Centre for Theoretical Physics).
Che l’Africa sia tornata al centro, del resto, lo dimostra anche l’enfasi con cui viene trattata nella dichiarazione finale dei ministri del G7 a Bologna. “Riconosciamo l’importanza di affrontare il problema dell’iniquo accesso e della capacità di utilizzare le conoscenze e lo sviluppo delle competenze, le opportunità e i risultati della ricerca, le innovazioni e le tecnologie avanzate. Questa disparità trascende i confini e colpisce la comunità globale con un impatto sproporzionato su donne, bambini e persone con disabilità”, assicurano in premessa i ministri dei grandi della terra.
Continuando a collaborare coi cosiddetti “low and middle-income countries”, quindi, e riconoscendo le peculiarità del Piano Mattei, i ministri dicono di accogliere “con favore” i contributi e gli spunti dell’Unione africana e dell’Unesco su come sostenere progetti “G7-Africa” concreti, nel campo della scienza e della tecnologia.
Il G7 vuole infatti rafforzare le relazioni con i paesi africani condividendo best practice, tra cui i progetti congiunti di ricerca e innovazione già in piedi: tra questi ultimi, figurano la ‘Au-Eu Innovation Agenda’, la ‘Partnership for Research & Innovation in the Mediterranean Area’, la ‘Global Health European and Developing Countries Clinical Trials Partnership Joint Undertaking’ e la ‘Vision Statement for the U.S.-Africa Partnership’.
Un’altra iniziativa italiana apprezzata al summit, ‘Research Capacity Building with Africa’, mira anche ad affrontare le sfide strutturali che ostacolano il potenziale di ricerca e innovazione africano: in questo ambito si prevede lo sviluppo di un programma già esecutivo, dedicato ai dirigenti e ai funzionari della pubblica amministrazione e delle agenzie per l’innovazione africane, con apertura alle università e non solo.
La presidenza italiana del G7,in questo senso, ha insistito e insiste sulle sinergie tra il mondo accademico, i centri di ricerca e il settore privato, con l’obiettivo finale di facilitare lo sviluppo di progetti innovativi, “rafforzando al contempo i partenariati e i programmi esistenti”.
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it