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Dal caldo ai volontari, da Jacobs alle divise: le pagelle di Tokyo 2020

Da 1 a 10, ecco i voti all'Olimpiade più difficile della storia

Pubblicato:09-08-2021 18:06
Ultimo aggiornamento:10-08-2021 10:28

marcell jacobs premiazione tokyo
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Dalla nostra inviata Erika Primavera

Li hanno chiamati Giochi Covid e fino al giorno prima della Cerimonia di apertura c’era ancora chi li metteva in dubbio. Invece, oltre due settimane dopo, l’Olimpiade più difficile della storia, quella che ha stupito e intrattenuto il mondo nonostante la pandemia, è già in archivio. Arigato Tokyo, è stato bello e indimenticabile. Tra complicazioni e imprevisti, forse non tutto ha funzionato alla perfezione ma l’emozione non ha prezzo e non si giudica. L’emozione vince sempre. Ecco il meglio e il peggio di 20 giorni a Tokyo.

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VOTO 10: MARCELL JACOBS

L’uomo più veloce del mondo è italiano ed il nostro uomo copertina ai Giochi. La sera dei miracoli, quella in cui si è preso i 100 metri, sarebbe già leggenda se non fosse che è tutto vero. Uno sconosciuto (per il 90% del mondo) che all’improvviso diventa re: ce n’è abbastanza per stupirsi e gioire (noi), sospettare (tutti gli altri). Poi si ripete con la 4×100 e non ci sono più dubbi. In Marcell we trust.

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VOTO 9: L’ITALIA

Record e statistiche che saltano come un tappo dello spumante più pregiato. In Giappone gli azzurri hanno fatto la storia: 40 medaglie, non un solo giorno trascorso senza che un italiano salisse sul podio. “Ne vedremo delle belle”, aveva detto il presidente del Coni, Giovanni Malagò. E anche gli scettici si sono ricreduti: è l’Italia più bella e vincente, è l’Italia delle tante prime volte, è l’Italia che emoziona e si emoziona.

VOTO 8: LO SPETTACOLO

Non doveva andare così, lo sappiamo. I Giochi al tempo del Covid hanno rischiato di mettere in secondo piano l’aspetto sportivo. Fino alla vigilia non si parlava d’altro, poi giorno dopo giorno le imprese sportive hanno occupato le prime pagine. D’accordo, i contagi e le mascherine sono sempre lì, anche sul podio, lo spettacolo delle medaglie ha surclassato tutto. Mancava solo una cosa, il pubblico.

VOTO 7: I VOLONTARI

Instancabili e stoici, per oltre tre settimane sono stati al loro posto. Dall’angolo più buio e nascosto di un impianto, fino al metro quadro di asfalto bollente in un parcheggio bus odiato da tutti, sotto il sole implacabile e senza un centimetro di ombra. Indicavano la strada, l’unica conosciuta, mille volte. Si sono fatti in quattro per svolgere al meglio il loro compito. Ma se chiedevi una cosa in più, al 90% non sapevano come aiutarti e la combo ‘espressione mortificata con occhi smarriti’ è rimasta un macigno sulla coscienza.

VOTO 6: LA TECNOLOGIA

Nella patria dell’high tech, ha vinto la connessione wi-fi con il nome spiritoso ‘Sushi2020’. E poi c’erano un’app e un qr code per tutto: dalla famigerata Ocha per indicare il proprio stato di salute al codice per il test anticovid fai da te, passando per il sistema di prenotazione del posto per assistere alle gare. Croce e delizia, ogni tanto ha fatto cilecca anche quella.

VOTO 5: I GIAPPONESI

Come tanti robot, hanno tentato con tutte le loro forze di programmare anche noi caotici occidentali. File interminabili per ogni cosa, civilissime ma inutili, obbligo di aspettare il verde per l’attraversamento pedonale anche quando la strada è chiusa al traffico, neanche una parola di inglese ma ogni volta cinque minuti ininterrotti di spiegazioni in giapponese. E non c’era verso di far cambiare loro idea, complicatori imperterriti e seriali di situazioni semplici. Ma la loro forza sono stati tanta pazienza, tanta gentilezza, mille inchini e la buona fede verso gli altri. Maniacali sì, ma con il sorriso.

VOTO 4: LE DIVISE DI ARMANI

Premessa: Re Giorgio non si discute. Ma basta fare un rapido sondaggio, social a parte, per capire che i completi dell’Italia Team non hanno convinto. Eufemismo. Meglio quelli bianchi di quelli blu, a ogni modo, ma anche chi doveva indossarli – tra caldo e scomodità – a un certo punto non ne poteva più. Di sicuro hanno portato fortuna.

VOTO 3: IL CALDO

Estenuante, appiccicoso, una cappa pesante e costante addosso con tassi di umidità altissimi. Il tutto complicato dall’uso della mascherina, che impediva il respiro. L’afa di Tokyo non è certo una novità e non è bastato anticipare all’alba o spostare a Sapporo le gare più impegnative: alle 6.30 del mattino l’atmosfera bolliva già di suo. Poveri atleti, specialmente quelli collassati.

VOTO 2: LE SQUADRE ITALIANE

La Nazionale di basket aveva fatto già l’impresa qualificandosi all’ultimo respiroBasket, impresa Italia contro la Serbia: si vola a Tokyo a 20 giorni dai Giochi: ai ragazzi del Ct Sacchetti il merito di averci provato e aver riportato l’Italia nelle posizioni che contano. C’è solo delusione, invece, per le selezioni maschili e femminili di pallavolo e per la pallanuoto. Ci si aspettava molto di più, doveva arrivare molto di più. Invece solo eliminazioni e un settimo posto.

VOTO 1: I TRASPORTI

Con le restrizioni Covid-19 e il divieto di usare i mezzi pubblici nei primi 14 giorni in Giappone, le navette sono state l’unico modo per spostarsi da una parte all’altra di Tokyo. Bene, se non fosse per l’immenso gioco dell’oca: andare da A a C? Sì, ma sempre passando prima da B sperando che gli orari coincidano. Altrimenti l’attesa nel parcheggio bus con 45 gradi diventa subito nuovo sport olimpico. Risultato? Almeno due ore per un tragitto anche solo di 10 km. Perverso, poi per fortuna sono arrivati i voucher taxi.

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