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Tokyo 2020, Etiopia divisa e unita da un podio a tre bandiere

Le prime tre classificate dei 10mila metri piani alle Olimpiadi sono tutte nate in Etiopia, ma appartengono a comunità diverse

Pubblicato:09-08-2021 15:18
Ultimo aggiornamento:10-08-2021 12:37
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sifan hassan screenshot
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ROMA – Tre medaglie, tre atlete che corrono per tre Paesi diversi ma tutte nate in Etiopia, da altrettante comunità diverse. È la storia del podio della gara dei 10mila metri piani femminili, una delle ultime competizioni che si è svolta alle Olimpiadi di Tokyo 2020 che si sono concluse ieri: oro alla mezzofondista olandese Sifan Hassan (in foto), nata in Etiopia e appartenente alla comunità oromo; argento alla corridora naturalizzata bahreinita Kalkidan Gezahegne, nata sempre nel Paese africano e di etnia amhara; bronzo infine all’atleta etiope Letesenbet Gidey, della comunità tigrina.

A commentare la gara e la singolare composizione della classifica finale sono state diverse pagine d’informazione di quest’ultima comunità, tra i quali Tigray Press, seguita da oltre 130mila persone. E forse non è un caso. La regione, nel nord del Paese, è scenario da dieci mesi di un conflitto civile che vede contrapporsi l’esercito regolare, insieme a forze armate eritree e milizie ahmara, e il Fronte di liberazione del popolo tigrino (Tplf).

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Diversi analisti concordano sul fatto che all’origine della guerra in corso, che ha provocato decine di migliaia di rifugiati e che è stata costellata da numerose accuse di violazioni dei diritti umani e umanitario, ci sia anche una diversa visione della strada da seguire per il Paese africano: il primo ministro Abiy Ahmed viene visto da molti detrattori come colui che vuole rompere il delicato equilibrio fissato dal federalismo etnico che informa l’attuale ordinamento dello Stato etiope, a favore di uno Stato più centralizzato. E allora anche una gara olimpica diventa occasione di scontro e polemica.

In rete si trovano numerose foto dell’abbraccio tra Gidey e Hassan. Tigray press commenta: “L’amore vince”, “i dittatori falliscono”. Il riferimento è all’opposizione nei confronti del primo ministro Abiy Ahmed che ha unito tigrini e oromo negli ultimi mesi: nonostante il premier sia anch’esso oromo, la comunità più popolosa del Paese, l’anno che è culminato nel conflitto in Tigray era stato segnato da numerose ondate di proteste di questo gruppo nei confronti del governo.

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