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A 30 anni dall’attentato al giudice Scopelliti, Mattarella: “Fare memoria della sua dedizione”

Assassinato in un agguato di 'ndrangheta, aveva condotto delicate indagini su alcune delle vicende più complesse e tragiche del nostro recente passato: dal caso Moro alla strage di Piazza Fontana, a quella del Rapido 904

Pubblicato:09-08-2021 11:57
Ultimo aggiornamento:09-08-2021 16:56
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ROMA – “Il 9 agosto del 1991 Antonino Scopelliti, sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione, veniva ucciso in Calabria in un sanguinoso attentato, mentre stava rientrando a casa a bordo della sua autovettura. Antonino Scopelliti, nel suo percorso professionale presso uffici requirenti, aveva condotto delicate indagini su alcune delle vicende più complesse e tragiche del nostro recente passato, dal caso Moro alla strage di Piazza Fontana e a quella del Rapido 904, svolgendo le sue funzioni con coraggio e determinazione”. Lo dice il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che aggiunge: “Fare memoria del suo esempio significa richiamare il senso etico di quanti, attraverso il loro agire, hanno rafforzato i valori della convivenza civile e della solidarietà nelle istituzioni. A distanza di trenta anni, desidero rinnovare i sentimenti di partecipazione e gratitudine del Paese ai suoi familiari e a quanti lo hanno conosciuto e stimato, ricordandone l’encomiabile dedizione e l’appassionato impegno nello svolgimento dell’attività professionale”.

CASELLATI: “DOVEROSO FAR VENIRE A GALLA VERITÀ

“Trent’anni fa Antonino Scopelliti fu assassinato in un agguato di ‘ndrangheta. Era un magistrato integerrimo, impegnato nel far luce su alcune delle pagine di storia più difficili del nostro Paese. Dalla mafia, con il maxiprocesso di Palermo, al terrorismo, dalla strage di piazza della Loggia al rapimento di Aldo Moro, fino agli scandali finanziari, tra cui i casi di Michele Sindona e Roberto Calvi“. Così la presidente del Senato Elisabetta Casellati, che aggiunge: “Oggi giustizia non è fatta perché la verità non è ancora venuta a galla. Le istituzioni nel commemorare Antonio Scopelliti hanno il dovere di fare di tutto per consegnare ai familiari e alla nostra storia una reale ricostruzione del suo tragico destino”.

FICO: “IMPEGNO INCONDIZIONATO CONTRO LE MAFIE

“Il magistrato Antonino Scopelliti fu ucciso in un agguato mafioso 30 anni fa. Era in procinto di rappresentare l’accusa contro gli imputati del maxiprocesso a Palermo. Un uomo dello Stato che abbiamo il dovere di ricordare ribadendo l’impegno incondizionato contro le mafie”. Lo scrive su Twitter il presidente della Camera Roberto Fico.


LA FIGLIA ROSANNA: “MI ASPETTO VERITÀ E GIUSTIZIA

“Sono trascorsi 30 anni, non so perché ci si aspetta sempre qualcosa di diverso, di grande dagli anniversari ‘tondi’. Come se a un certo punto portassero via tutto e occupassero con la loro rotondità ogni angolo della vita. Per un giorno ovviamente, poi si ricomincia a contare. un po’ come le commemorazioni. Lacrime, abbracci e buoni propositi, poi ci si saluta e ci si da appuntamento al prossimo anno.
Un po’ più stanchi e un po’ meno soli, a volte. Per un po’. Io anno dopo anno ho iniziato a smettere di aspettarmi granché”. Così Rosanna Scopelliti presidente della fondazione Antonino Scopelliti, figlia dell’alto magistrato di Cassazione ucciso a Piale di Villa San Giovanni (Reggio Calabria) trent’anni fa, il 9 agosto del 1991.

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Il giudice avrebbe dovuto istruire l’accusa in Cassazione al maxi processo a ‘Cosa nostra’. “Ringrazio chi mi ha dato la possibilità di raccontare papà ai giovani, di testimoniare il suo amore per il nostro Paese, per la giustizia, per la nostra città – aggiunge – ringrazio chi mi ha dato e mi da quotidianamente la forza di lavorare per provare a condividere i valori in cui credeva. In cui crediamo. Il lavoro con la fondazione è ciò che lo rende vivo ogni giorno. L’impegno per la città è ciò che mi ricorda il senso delle Istituzioni e la vocazione al servizio della comunità. È bello avere radici salde. Anche quando vorresti scappare ti riportano lì. In riva allo Stretto. A trovare pace. Perché quel rapporto di odio e amore con la propria terra è ciò che ci rende vivi e ci spinge a migliorare ogni giorno”. “Trent’anni, dicevo – afferma Rosanna Scopelliti – e oggi le uniche parole che mi riecheggiano in testa sono: verità e giustizia. Perché di parole ne ho sentite tante, troppe. Perché resta il fatto che niente cambia e io non so più come affrontare questa doppia mancanza che affligge da anni le nostre vite. Non so più a quale speranza aggrapparmi, non ho una risposta sincera alla domanda: “ne è valsa la pena?”. “Ecco, a volte non lo so più se ne è valsa la pena. O meglio – precisa – lo so perché lo vedo negli occhi di mia figlia quando afferma orgogliosa di essere la nipote del nonno Nino, ma vacillo quando resto sola con il mio dolore e col peso dell’assenza. Non posso saperlo, se, sfogliando un noto settimanale leggo insinuazioni sulla condotta etica e morale di papà. Lo scoop. Indagare le amicizie ‘pericolose’ di Scopelliti nel suo paese di origine. Come se giocare a calcetto tra ragazzi senza sapere chi si diventerà da grandi se affiliati o magistrati sia la pista del secolo”. “Falcone e Borsellino – conclude – raccontavano di quanti loro ex amici avevano visto prendere una strada diversa. È normale dalle nostre parti. Si cresce, e crescendo si sceglie da che parte stare. Giovanni, Paolo e Antonino hanno scelto da che parte stare”.

La fondazione in questi giorni ha organizzato una serie di iniziative sul territorio reggino dal titolo: ‘Radici nel futuro’. Questo pomeriggio sul luogo del delitto, a Piale di Villa San Giovanni alle 17:45 di svolgerà la commemorazione istituzionale, alle 19:00 a Campo Calabro si svolgerà la Santa messa concelebrata da Don Luigi Ciotti fondatore di Libera. In serata a Reggio Calabria alla scalinata del Waterfront alle 21:30 saranno assegnati i riconoscimenti dei premi della fondazione.

 FALCOMATÀ: “GIUSTIZIA PER LA SUA FAMIGLIA E PER LA NOSTRA COMUNITÀ

Oggi sono trascorsi esattamente 30 anni da quel tragico giorno in cui il giudice Scopelliti fu ucciso a Piale dalla mano assassina che voleva fermare le sue indagini. Una scia di sangue, un attacco al cuore dello Stato, che meno di un anno dopo colpì i suoi colleghi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Nino Scopelliti, uno degli figli migliori della nostra terra, un uomo che ha fatto della giustizia la sua missione, e che ci lascia un’eredità morale immensa”. Così il sindaco metropolitano di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà in un post su Facebook.

“In questi tre decenni – aggiunge – è stato detto e scritto di tutto sulla sua morte. Ma è assurdo che dopo trent’anni non si sia ancora riusciti a scrivere una parola chiara e definitiva sui mandanti e gli esecutori del suo assassinio. In un momento cruciale per la vita della giustizia nel nostro Paese, con una discussione sulla riforma del sistema giustizia in corso, soprattutto adesso, noi non ci stanchiamo di chiedere giustizia per Nino Scopelliti”. “Giustizia per la sua famiglia e per la nostra comunità – conclude Falcomatà – giustizia per una storia che ha ancora troppi tratti oscuri, sui quali è giunto il momento di fare luce. Definitivamente”. 

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