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Scoperto ‘giovane’ buco nero, ha ‘solo’ 850 milioni di anni

Tra ricercatori anche Università di Bologna e osservatorio Inaf

Pubblicato:09-08-2019 16:11
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:36
Autore:

ixpe
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BOLOGNA – Nell’universo potrebbe esserci un buco nero ‘giovanissimo’, risalente a soli 850 milioni di anni dopo il Big Bang e sarebbe quello più distante mai osservato. Ad annunciare la scoperta, in uno studio pubblicato su Astronomy e Astrophysics, è un gruppo internazionale di ricercatori di cui fanno parte anche Cristian Vignali, Riccardo Nanni e Marcella Brusa del dipartimento di Fisica dell’Università di Bologna, e Roberto Gilli, Giovanni Zamorani, Francesco Calura, Andrea Comastri e Marco Mignoli dell’Inaf, l’Osservatorio di astrofisica e scienza dello spazio. Si tratta della prima evidenza dell’esistenza di un buco nero nascosto in un’epoca così remota e la scoperta nasce grazie all’analisi di dati raccolti dal Chandra X-Ray Observatory, il telescopio orbitale della Nasa per l’osservazione del cielo nei raggi X. Come spiega l’Università di Bologna, si tratterebbe di un quasar (un buco nero supermassiccio estremamente luminoso) nascosto però da una densa nube di gas che ne starebbe alimentando la crescita.

LA RICERCA

Dalle prime osservazioni, la fonte di raggi X che ha permesso di individuare il buco nero potrebbe corrispondere ad un quasar già noto oppure ad uno ancora sconosciuto presente in una galassia vicina. “In entrambi i casi si tratterebbe comunque del buco nero nascosto più distante mai osservato”, scrivono i ricercatori dell’Alma mater. “Sospettiamo che la maggior parte dei buchi neri supermassicci nell’universo primordiale siano nascosti, proprio come quello che abbiamo individuato”, dice Roberto Gilli dell’Inaf. “È estremamente difficile individuare i quasar mentre sono nella loro fase di crescita iniziale nascosta, perché gran parte delle radiazioni che emettono viene assorbita- spiega Fabio Vito, ricercatore della Pontificia Universidad Católica de Chile, che ha guidato lo studio- ma grazie alle rilevazioni di Chandra e alla capacità dei raggi X di superare la nube di gas pensiamo di esserci finalmente riusciti”.


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