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Dl dignita’, quando la politica diceva: ‘Vade retro flipper’

A fine anni '50 il governo si divide sulla liceita' dell'altrimenti detto 'bigliardino automatico'

Pubblicato:09-08-2018 06:26
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:27

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ROMA -“Mettete flipper nei vostri bar. Non slot machine“. La proposta di Luigi Di Maio suscita un certo dibattito sui social, dove in molti, quasi tutti, si schierano a favore del principio ispiratore. E cioe’ che “i flipper, in fondo, non hanno mai rovinato nessuno”, come scrive lo stesso Di Maio con tanto di foto. “Chi e’ d’accordo alzi la mano”, chiede. E sono quasi 30mila like. Del resto, come non condividere? Qualche commentatore ironico fustiga semmai l’afflato un po’ retro verso i bei tempi antichi che sembra trapelare dalle parole del vicepremier. “Sarei anche d’accordo per carità, ma ‘sto post sembra uscito da uno di quei cinquantenni rincoglioniti tutti kaffè e kanniolini…”, dice ad esempio Alessandro Marinelli, raccogliendo un personale mini-plebiscito di mille e passa like. Ma le slot meritano equanime discredito, non si discute. Semmai la proposta di Di Maio fa definitiva giustizia di un malinteso e riappacifica la politica coi flipper.

La politica e i flipper

Anno di grazia 1959, 11 marzo. Secondo governo Segni. Alla Camera il missino Franco Servello interroga il ministro dell’interno, Oscar Luigi Scalfaro. Vuol sapere, l’onorevole, “quali quantitativi di flipper siano stati importati in Italia, con quali provenienze ed a favore di quali ditte e quali criteri abbiano ispirato il ministro competente, e quale sia stato il gettito fiscale. E infine in base a quale norma taluni questori abbiano inibito l’uso dei flipper”. Domande scomode, perche’ tra il 1957 e il 1958 il governo si era diviso sulla liceita’ dell’altrimenti detto ‘bigliardino automatico’. Prima lo aveva consentito, non ritenendolo gioco d’azzardo. Poi, nel 1958, lo aveva vietato con apposita circolare per i suoi effetti “pregiudizievoli” in particolare sui giovani. E neppure Scalfaro riesce a dirimere la vexata quaestio, anche se dalla risposta si percepisce la personale inclinazione: pollice verso nei confronti di quei 6306 “aggeggi colorati” che dal primo luglio 1957 al 30 giugno 1958 erano entrati in Italia attraverso le dogane producendo un gettito erariale nel 1958 di circa 270 mila lire.  Spiega infatti il futuro presidente della Repubblica, in relazione ai divieti ordinati dai questori, che il divieto dei flipper “è stato adottato ai sensi del primo comma dell’articolo 110 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza in base al quale le autorità di polizia hanno la facoltà di includere nell’elenco dei giochi proibiti oltre ai giochi d’azzardo anche quelli che si ritengono di vietare nel pubblico interesse”.
I flipper hanno infatti “effetti pregiudizievoli sui giovani derivanti dal dilagare nei pubblici esercizi”. Un “deprecato fenomeno“, questo, reso ancor piu’ grave per il fatto che offrono “ritrovo a persone non dedite al lavoro”, portate “a frequentare ambienti malsani, a spendere oltre le loro possibilità e che vengono distratte dai loro compiti di lavoro o di studio”. I flipper esercitano su questi animi sensibili “una morbosa attrazione“. Se il governo non li ha in precedenza vietati, osserva pero’ Scalfaro, e’ per la “forte opposizione della categoria degli esercenti ma anche e soprattutto da parte di numerosi interessati alla importazione, fabbricazione, montaggio, manutenzione e noleggio degli apparecchi”. Di qui, pur con l’impegno ad affrontare “i riflessi morali che scaturiscono dall’esercizio del gioco specie sui giovani”, l’esecutivo ha preferito percorrere la strada – gia’ piuttosto battuta a quei tempi- della proroga: una prima fino al 28 febbraio dell’anno e una seconda fino al 30 giugno.
Servello, pur soddisfatto dalla risposta del sottosegretario, invitava a decidersi una buona volta. O si stabilisce un “contenimento di questo fenomeno”, attraverso una disciplina ad hoc, oppure si va verso “una liberalizzazione completa, che potrebbe coincidere in un futuro non molto lontano con un fenomeno di stanchezza da parte dei giovani e anche degli anziani. Perché- ammette il deputato missino- anche gli anziani sostano davanti ai flipper e confesso che qualche volta mi diletto a passarvi una mezz’ora anch’io”.

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