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Zingaretti ultimo tra i governatori, è giallo sul sondaggio

L'editoriale di Nico Perrone, direttore dell'agenzia di stampa Dire, per DireOggi

Pubblicato:09-07-2020 15:13
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:37

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ROMA – Oltre 100mila interviste su tutto il territorio nazionale, su sindaci e presidenti delle Regioni. Le classifiche, con ai primi posti i presidenti leghisti del Nord e ben ultimo il presidente della Regione Lazio e leader del Pd, Nicola Zingaretti, nei giorni scorsi pubblicato con gran strillo sul Sole 24 Ore, il quotidiano di Confindustria. Quella Confindustria che con il suo nuovo presidente, Carlo Bonomi, si è da subito mostrata assai critica nei confronti dell’attuale compagine governativa.

Fatti i conti, per il Pd c’è puzza di bruciato. Qualcosa non torna. Ad esempio, sentiti esperti del settore un sondaggio del genere non è costato meno di 300mila euro. Di qui la domanda: possibile che un quotidiano che già perde un mare di soldi si sia sobbarcato questa spesa? La legge poi vuole che questo tipo di sondaggi venga messo nello spazio destinato sul sito di Palazzo Chigi: dopo 4 giorni sul sito ancora non c’è traccia. Come mai?

Per quanto riguarda gli altri fatti di giornata, fa discutere l’uscita di Matteo Salvini, leader della Lega, che oggi si è autoproclamato erede del Partito comunista di Enrico Berlinguer. Vero che da giovane Salvini è stato il segretario dei Giovani comunisti Padani, per distinguersi o, come dice qualche maligno, per poter frequentare un mondo più ricco di bellezze femminili. Ma non basta proclamarsi erede comunista soltanto perché la Lega apre la sua sede di Roma in via delle Botteghe Oscure… ma nel palazzo di fronte alla sede storica del Pci, dove oggi ha sede il sindacato di destra Ugl. Tra le curiosità, ai tempi del Pci, i responsabili della sicurezza interna erano certi che nel palazzo di fronte trovassero sede vari servizi segreti esteri con lo scopo di intercettare e registrare tutto quello che avveniva al ‘Bottegone’.


Sul fronte caldo delle alleanze alle prossime elezioni regionali, nel M5S si insiste a dire che non tutto è perduto, “che ci sono spiragli concreti di intesa col Pd non solo in Liguria ma oggi anche nelle Marche“. Se così fosse, non sarebbe impossibile arrivare ad un risultato clamoroso: 5 regioni al centrosinistra e il solo Veneto a Luca Zaia, leghista sì ma assai diverso da Salvini.

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