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Laurito (Velina Rossa): “Salvini non pronunci il nome di Berlinguer, è più simile a Farinacci”

Il decano della stampa parlamentare, 93 anni, autore della Velina Rossa, da decenni la nota politica di commento della politica italiana, si ribella alle parole del leader della Lega

Pubblicato:09-07-2020 13:48
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:37

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ROMA – Con la Lega che apre una sede a via Botteghe Oscure e Matteo Salvini che paragona il Carroccio al Pci di Enrico Berlinguer siamo ben oltre la suggestione della Lega come ‘costola della sinistra’.

Cosi’ tanto al di la’ di quella formula tanto discussa, che Pasquale Laurito si ribella: “Chiediamo al signor Salvini di non pronunciare nemmeno il glorioso nome di Enrico Berlinguer. Lui puo’ tutt’al piu’ paragonarsi a un Farinacci, ma anche quello in tono minore…”, dice il decano della stampa parlamentare, 93 anni, autore della Velina Rossa, da decenni la nota politica di commento della politica italiana.

Oggi il segretario della Lega ha detto: “I valori di una certa sinistra, quella di Berlinguer, degli operai e degli insegnanti ora sono stati raccolti dalla Lega. Se il Pd chiude Botteghe Oscure e la Lega riapre sono contento, è un bel segnale”.


Laurito che da cronista politico era frequentatore assiduo di Botteghe Oscure, ironizza: “Poverino, sbaglia persino la toponomastica… Perche’ li’ dove andra’ la Lega con la sua sede, non c’era mica il Pci, c’era un palazzo occupato da una societa’ su cui si concentravano molti sospetti. A cominciare da quello secondo cui in quegli uffici si stilassero resoconti non autorizzati sull’attivita’ del glorioso partito comunista italiano. Che ci fosse cioe’ una vera e propria centrale di spionaggio a uso e consumo degli americani”.

Ma a parte questo, osserva ancora Pasquale Laurito, e’ falso il collegamento tra Lega e sinistra. “Si consoli Salvini: l’eredita’ di Berlinguer sta nel movimento operaio italiano, che non ha nulla a che fare con le uscite leghiste che sono antieuropee e soprattutto poggiano sull’alleanza con le classi piu’ arretrate della borghesia italiana”.

Il segretario del Pci, invece, “arrivo’ a sacrificare se stesso per le classi lavoratrici e soprattutto incarno’ l’intelligenza politica di quegli anni a partire da una cultura marxista che non aveva nulla da spartire coi messaggi che provenivano dal regime di Mosca”.

Berlinguer, aggiunge ancora Laurito, “e’ la figura storica di un disegno meraviglioso per l’Italia, l’alleanza tra il mondo cattolico e il Partito comunista, che non e’ andato in porto anche per l’incoerenza di alcuni suoi compagni”.

Ma se non puo’ paragonarsi a Berlinguer a quale politico del passato puo’ attingere Salvini? “Tutt’al piu’ a un Farinacci, ma di second’ordine. Perche’ nel gerarca fascista oltre alla ferocia c’era pur sempre un po’ di intelligenza borghese. Cosa che manca invece a Salvini, il quale tenta persino di ritrarsi come proletario, ma in fondo in fondo e’ un piccolo borghese di provincia”.

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