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Arrestato ex giudice Bellomo, calunniò il Presidente del Consiglio Conte

E' accusato anche di maltrattamenti ed estorsione nei confronti delle giovani aspiranti magistrato che frequentavano la sua scuola

Pubblicato:09-07-2019 10:00
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:30
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BARI – Maltrattamenti ed estorsione ai danni di alcune borsiste, allieve della scuola di formazione giuridica “Diritto e coscienza” ma anche calunnia e minaccia nel confronti del premier Giuseppe Conte quando ricopriva la carica di vicepresidente del Consiglio della presidenza della giustizia amministrativa. È per questo agli arresti domiciliari Francesco Bellomo, 49 anni di Bari, consigliere di Stato sospeso dal ruolo dopo lo scandalo che lo travolse quando ricopriva l’incarico di docente e direttore scientifico dei corsi post-universitari per la preparazione al concorso in magistratura.

Le imputazioni che si leggono nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Bari sono: “maltrattamenti nei confronti di numerose allieve del corso, perché, abusando dell’autorità derivantegli dal ruolo di docente svolto nei predetti corsi e dell’autorevolezza e del prestigio della sua funzione di magistrato amministrativo presso il Consiglio di Stato, utilizzando l’artifizio delle borse di studio offerte dalla società per selezionare ed avvicinare le allieve nei confronti delle quali nutriva interesse (anche al fine di esercitare nei loro confronti un potere di controllo personale e sessuale), imponeva una serie di obblighi e di divieti, tra cui l’obbligo di fedeltà nei confronti del direttore scientifico, divieto di avviare o mantenere relazioni intime con soggetti che non raggiungessero un determinato punteggio attribuito secondo l’insindacabile giudizio dello stesso Bellomo, e instaurando, subito dopo, con le borsiste rapporti confidenziali e, in alcuni casi, sentimentali e quindi, nell’ambito dei rapporti così creati, facendo leva sul rispetto degli obblighi assunti, poneva di fatto in essere, nei confronti delle stesse, sistematiche condotte di sopraffazione, controllo, denigrazione ed intimidazione in tal modo offendendone il decoro e la dignità personale, limitandone la libertà di autodeterminazione e riducendole in uno stato di prostrazione e soggezione psicologica”.

E ancora: “estorsione per aver costretto una allieva e borsista a rinunciare all’impiego di co-presentatrice addetta alla postazione web in programmi televisivi in quanto incompatibile con l’immagine di aspirante magistrato e di borsista, minacciando di revocarle altrimenti la borsa di studio e, infine, calunnia perché per Bellomo Conte – assieme alla collega Concetta Plantamura (componente del consiglio della presidenza della giustizia amministrativa), aveva commesso alcuni illeciti trattando il suo caso è chiedendo per questo, un risarcimento danni”. Per gli inquirenti, Bellomo ha accusato “falsamente gli stessi di esercitare in modo strumentale (e illegale) il potere disciplinare e di aver deliberatamente e sistematicamente svolto un’attività di oppressione della persona mossi da un palese intento persecutorio”.


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