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Ecomafie, Legambiente: “In Italia nel 2017 record arresti per rifiuti”

Il fatturato dell’ecomafia sale a quota 14,1 miliardi: crescita del 9,4%

Pubblicato:09-07-2018 13:11
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:21
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ROMA – Nel 2017 boom di arresti per crimini contro l’ambiente e di inchieste sui traffici illegali di rifiuti. Mai nella storia del nostro Paese sono stati effettuati tanti arresti per crimini contro l’ambiente come l’anno scorso, mai tante inchieste sui traffici illeciti di rifiuti. E’ quanto emerge dal rapporto Ecomafia 2018 di Legambiente presentato oggi alla Camera. Dal Rapporto spiccano infatti le 538 ordinanze di custodia cautelare emesse per reati ambientali nel 2017 (139,5% in più rispetto al 2016). Un risultato importante sul fronte repressivo frutto sia di una più ampia applicazione della legge 68, come emerge dai dati forniti dal ministero della Giustizia (158 arresti, per i delitti di inquinamento ambientale, disastro e omessa bonifica, con ben 614 procedimenti penali avviati, contro i 265 dell’anno precedente) sia per il vero e proprio balzo in avanti dell’attività delle forze dell’ordine contro i trafficanti di rifiuti: 76 inchieste per traffico organizzato (erano 32 nel 2016), 177 arresti, 992 trafficanti denunciati e 4,4 milioni di tonnellate di rifiuti sequestrati (otto volte di più rispetto alle 556 mila tonnellate del 2016). Il settore dei rifiuti è quello dove si concentra la percentuale più alta di illeciti, che sfiorano il 24%.

Il fatturato dell’ecomafia sale a quota 14,1 miliardi: crescita del 9,4%

A completare il quadro, un fatturato dell’ecomafia che sale a quota 14,1 miliardi, una crescita del 9,4%, dovuta soprattutto alla lievitazione nel ciclo dei rifiuti, nelle filiere agroalimentari e nel racket animale. La corruzione rimane, purtroppo, il nemico numero uno dell’ambiente e dei cittadini, che nello sfruttamento illegale delle risorse ambientali riesce a dare il peggio di sé. L’alto valore economico dei progetti in ballo e l’ampio margine di discrezionalità in capo ai singoli amministratori e pubblici funzionari, che dovrebbero in teoria garantire il rispetto delle regole e la supremazia dell’interesse collettivo su quelli privati, crea l’humus ideale per le pratiche corruttive.


Ciafani: “Passi da gigante fatti grazie alla nuova normativa che ha introdotto gli ecoreati nel Codice penale”

“I numeri di questa nuova edizione del rapporto Ecomafia- dichiara il presidente di Legambiente Stefano Ciafani- dimostrano i passi da gigante fatti grazie alla nuova normativa che ha introdotto gli ecoreati nel Codice penale, ma servono anche altri interventi, urgenti, per dare risposte concrete ai problemi del paese. La lotta agli eco criminali deve essere una delle priorità inderogabili del governo, del parlamento e di ogni istituzione pubblica, così come delle organizzazioni sociali, economiche e politiche, dove ognuno deve fare la sua parte, responsabilmente. Contiamo- prosegue Ciafani- sul contributo del ministro dell’ambiente Sergio Costa e sulla costruzione di maggioranze trasversali per approvare altre leggi ambientali di iniziativa parlamentare come avvenuto nella scorsa legislatura. Noi lavoreremo perché tutto questo avvenga nel più breve tempo possibile, continuando il nostro lavoro di lobbying per rendere ancora più efficace la tutela dell’ambiente, della salute dei cittadini e delle imprese sane e rispettose della legge”.

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