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Nelle Marche un lavoratore della scuola su cinque è precario

I sindacati sono scesi in piazza ad Ancona con un flash mob di protesta per chiedere la stabilizzazione dei lavoratori

Pubblicato:09-06-2021 17:26
Ultimo aggiornamento:09-06-2021 17:26
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ANCONA – Nelle Marche un lavoratore della scuola su cinque è precario: la fetta dei contratti a tempo determinato, sia per i docenti che per il personale Ata, rappresenta infatti un 20% del totale. Oltre 6.500 lavoratori (2.354 ad Ancona, 1.550 a Pesaro Urbino, 1.255 a Macerata, 748 ad Ascoli e 649 a Fermo) ai quali, secondo le organizzazioni sindacali, va riconosciuto un contratto di lavoro stabile in nome di tutto l’impegno profuso durante la pandemia e in vista dell’avvio del nuovo anno scolastico. È per questo che Flc-Cgil, Cisl-Scuola, Uil-Scuola Rua e Snals-Confsal oggi in piazza ad Ancona hanno dato vita ad un flash mob di protesta per chiedere le modifiche del decreto Sostegni bis.

Il decreto– spiegano in una nota congiunta Lilli Gargamelli (Flc-Cgil), Anna Bartolini (Cisl-Scuola), Antonio Spaziano (Uil-Scuola Rua) e Paola Martano (Snals-Confsal)- il cui iter di conversione è già stato avviato alla Camera va integrato per arrivare a una scuola non più precaria ma sicura e rispettosa dei diritti di tutti”. Tra le richieste delle organizzazioni sindacali la stabilizzazione di tutti i precari, il rafforzamento degli organici, a partire dalla conferma dell’organico Covid e la riduzione del numero massimo di alunni in classe. “Il Patto per la Scuola– concludono- riconosce l’impegno profuso da tutto il personale durante la pandemia. Ora questo riconoscimento va concretizzato e tradotto in misure e interventi che assicurino stabilità e continuità al lavoro. Bisogna cambiare profondamente le misure sul reclutamento con l’assunzione dei precari chiamati dalla prima e seconda fascia delle graduatorie delle supplenze, superare i blocchi sulla mobilità del personale, ripristinare l’assegnazione provvisoria annuale, rafforzare gli organici del personale docente, educativo ed Ata e ridurre il numero di alunni per classe”.

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