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Fisco, ‘super ricchi’ Usa pagano aliquota del 3,4%: e Bezos non arriva all’1%

I 400 americani più ricchi hanno un patrimonio maggiore di quello di 150 milioni di americani messi insieme

Pubblicato:09-06-2021 11:38
Ultimo aggiornamento:09-06-2021 11:38

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ROMA – I 25 uomini più ricchi d’America pagano tasse sulla base di un’aliquota “reale” di appena il 3,4 per cento; e c’è chi, come Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, sta addirittura sotto l’un per cento. Numeri certificati dalla testata newyorchese ProPublica, riuscita a visionare i dati del fisco degli Stati Uniti.

L’inchiesta ha riguardato il periodo compreso tra il 2014 e il 2018, quando il patrimonio netto collettivo dei 25 sarebbe cresciuto di oltre 400 miliardi di dollari. In quegli anni i trasferimenti al fisco federale non avrebbero superato i 13 miliardi e 600 milioni, una somma corrispondente all’aliquota del 3,4 per cento, molto inferiore non solo a quella del 37 prevista per chi ha un reddito superiore ai 523.600 dollari ma anche a quella del 14, la media per le famiglie americane risultante dai registri.

Tra il 2014 e il 2018 il valore delle proprietà di Bezos sarebbe aumentato di 99 miliardi ma, secondo ProPublica, il fondatore di Amazon ha pagato contributi sulla base di un’aliquota dello 0,98 per cento, meno anche rispetto a Elon Musk (3,27) e Michael Bloomberg (1,3).


L’inchiesta ha messo in luce situazioni particolari. Nel 2007 e nel 2011 Bezos non avrebbe versato al fisco federale neanche un dollaro. E sempre nel 2011, quando aveva una fortuna stimata di 18 miliardi, avrebbe persino ricevuto un credito fiscale da 4mila dollari per i figli a carico.

Nell’inchiesta si sottolinea che i 25 super-ricchi non hanno commesso né reati né azioni illegali. “I miliardari americani si avvalgono di strategie per evadere il fisco che non sono alla portata dei cittadini ordinari” ha scritto ProPublica. “Le loro fortune derivano dall’impennata del valore dei loro beni, azioni e proprietà; per la legge degli Stati Uniti, i loro guadagni non sono redditi tassabili fintanto che non sono venduti”.

Il tema dell’equità fiscale è tornato al centro del dibattito nei giorni scorsi con una proposta in discussione al G7 per un’aliquota del 15 per cento che le multinazionali dovrebbero rispettare nei Paesi dove operano realmente, senza rifugiarsi in paradisi fiscali. Proposte e spunti sono arrivati anche dagli Stati Uniti. Il presidente Joe Biden ha chiesto di aumentare l’aliquota sui redditi più alti, mentre i senatori Elizabeth Warren e Bernie Sanders hanno ipotizzato “una tassa sulla ricchezza” al 3 per cento sui patrimoni dei miliardari. Ad alimentare il dibattito sono stati poi i Patriotic Millionaires, una delle prime associazioni a commentare i dati di ProPublica. “Dimostrano – questa la tesi – che i 400 americani più ricchi hanno un patrimonio maggiore di quello di 150 milioni di americani messi insieme“.

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