NEWS:

Bonaccini chiama sindaci Emilia-Romagna: “Cambiare orari città”. E rilancia su sanità e scuola

Ridiscutere i tempi di vita delle città, quindi orari di lavoro, trasporti e servizi, dopo l'emergenza coronavirus: Bonaccini propone un patto ai sindaci

Pubblicato:09-06-2020 11:11
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:27
Autore:

stefano bonaccini
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

BOLOGNA – Stefano Bonaccini propone un patto coi sindaci dell’Emilia-Romagna per cambiare gli orari delle città dopo l’emergenza coronavirus. Presentando il suo programma di mandato questa mattina in Assemblea legislativa, il governatore non ha fissato per ora tempi precisi (“Vogliamo darci 12 mesi, sei?”), ma invitato esplicitamente i primi cittadini a ridiscutere i tempi di vita delle città, quindi orari di lavoro, trasporti e servizi, in maniera da ridurre, oltre ai rischi di contagi, anche l’inquinamento dell’aria. Un “patto Regione-città”, lo definisce lo stesso Bonaccini “per decidere i nuovi orari”.

Occorre “vedere nello smart working una opportunità per trasferire meno persone e aumentare la produttività”. Dunque “più attenzione alle aree lontane, come la montagna e il ferrarese, ma anche un ridisegno per ripensare la vita e gli orari della nostra comunità”.

“MIGLIAIA DISOCCUPATI, CE LA FAREMO”

Da qui a fine anno “perderemo altre decine di migliaia di posti di lavoro” a causa della crisi legata all’emergenza covid. Ma “ce la faremo”, dice Bonaccini, che oggi ha illustrato le linee di mandato in Assemblea legislativa. “Vogliamo costruire un’Emilia-Romagna più forte e più giusta- afferma Bonaccini- che sappia recuperare i lavoro perduto. Credevamo di essere vicini al 4% di disoccupazione, invece dopo quello sforzo straordinario che ci portò a dimezzarla, oggi gli indicatori economici ci dicono che perderemo altre decine di migliaia di posti di lavoro da qui a fine anno”. Per questo, afferma il presidente, “abbiamo bisogno di recuperare ogni posto di lavoro perduto, tutelare quelli in bilico, creare lavoro di qualità e ridare fiducia e speranza alla nostra gente”. Detta in altri termini, avverte Bonaccini, “ci servirà di tutto per farcela. Ma io sono sicuro che ce la faremo. Fu così dopo la guerra, è stato così dopo il terremoto e non c’è ragione di credere che non sia così oggi e nei prossimi anni. Dipende da noi”.


L’emergenza covid, sottolinea anche Bonaccini in un altro passaggio del suo discorso, “ci costringe a costruire una società nuova, non certo a tornare a quella vecchia. Servono più diritti e opportunità, non regressioni”. In particolare, ribadisce il governatore, “dobbiamo avere la forza di rimettere la scuola al primo posto, perchè il Paese non riparte senza la scuola. E lo stesso vale per i servizi zero-sei anni, per dare risposte alle famiglie e restituire ai più piccoli spazi di socialità. Non dobbiamo arretrare di un millimetro sul terremo della conciliazione”, avverte Bonaccini.

“UN MILIARDO PER SANITÀ E PRIORITÀ ALLA SCUOLA”

La ripartenza “dovrà misurarsi con il virus e il rischio di una sua ricomparsa in autunno”. Non nasconde le difficoltà Stefano Bonaccini, che presentando questa mattina il suo programma per il secondo mandato in Emilia-Romagna sottolinea: la regione “sta pagando un prezzo proporzionalmente molto alto e continuerà a pagarlo”. Non solo dal punto di vista sanitario, con le oltre 4.000 vittime del Covid-119. “Stiamo tutti imparando- sottolinea in proposito Bonaccini- i numeri sono confortanti ma la nostra attenzione deve rimanere alta. E’ vero che sono crollati gli accessi ai Pronto soccorso, ma ci sono ancora vittime. Un sospiro di sollievo potremo tirarlo sono quando quel numero scenderà stabilmente a zero”. Ma soprattutto l’epidemia e il lockdown, sottolinea il governatore, hanno scavato un solco profondo nel tessuto economico della Regione. E la “sofferenza sociale determinerà altre spinte, se non verrà affrontata”.

La pandemia di coronavirus però non cambia sostanzialmente, secondo Bonaccini, le priorità che erano state indicate prima del voto del 26 gennaio: “Rafforzare il nostro sistema sanitario, il primo pilastro su cui ricostruire è questo”, dice Bonaccini sottolineando come il sistema abbia “retto” all’impatto dell’epidemia. Ora sul piatto c’è “quasi un miliardo di euro già programmati”, ma la giunta andrà a caccia anche di “fondi europei e nazionali” che dovessero essere a disposizione. A questo proposito “Mes o non Mes non mi può fregare di meno, quei fondi bisognava prenderli ieri”, torna a dire Bonaccini. Inoltre, “mi auguro nessuno metta mai più in discussione di dover privatizzare la sanità di questa regione”.

In Emilia-Romagna “costruiremo nuovi ospedali, ma soprattutto una rete che rafforzi il territorio fino all’assistenza domiciliare. Siamo tra i primi in Italia ma la dovremo ulteriormente potenziare. Ci sono paesi che sono al 10%” nell’assistenza direttamente a casa. Il secondo pilastro del mandato sarà la scuola. A partire dall’edilizia scolastica. Qui il governatore rivendica quando fatto nel primo mandato. “Se mi portate un’altra regione che ha costruito oltre 100 scuole e ne ha ristrutturate altre 400 sono pronto a chiedere scusa”. Ma la “ripartenza della scuola è improcrastinabile. A settembre i nostri figli devono tornare a scuola, in presenza coi loro insegnanti- ribadisce Bonaccini- l’Emilia-Romagna è pronta a fare fino in fondo la sua parte. Dalle scuole siamo ripartiti dopo il terremoto e dalla scuole ripartiremo ora”. Confermata la “gratuità completa dei servizi per l’infanzia”, cioè i nidi.

Il terzo pilastro sarà la sostenibilità, ma “al netto delle infrastrutture indispensabili” già progettate e finanziate”. La scommessa in questo caso è rendere gratuito il trasporto degli studenti, una prima tranche già da settembre. E “se le risorse ci saranno potremmo estendere la gratuità anche a tutti gli studenti universitari”, conferma Bonaccini. La scommessa economica del futuro resta invece quella di fare dell’Emilia-Romagna la “data valley europea”, a partire dal centro meteo al Tecnopolo di Bologna. Inoltre “spingeremo ancora di più sulla leve della promozione, degli eventi e della cultura”. Con “investimenti mai visti” sulla riviera romagnola, compreso quella “infrastruttura collettiva” di costa “sulla quale spostare milioni di persone”.

Per quanto riguarda i grandi eventi per attrarre il turismo, “non solo raddoppiamo la moto Gp a Misano, non solo avremo ad ottobre tre tappe del Giro d’Italia” ma resta l’obiettivo di “portare per la prima volta qualche tappa del tour de France in Italia” nei prossimi anni, nonché quello delle Olimpiadi del 2032 insieme alla Toscana. Bonaccini cita anche la prossimità come criterio-chiave per i prossimi anni. La riapertura dei punti nascita, da questo punto di vista, “non è soluzione tutti i problemi ma il riconoscimento che si rischia di lasciare una comunità nell’impressione che lì non si voglia investire”.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it