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La scuola luogo ideale di dialogo e confronto sul futuro

di Anna Paola Sabatini, Direttore dell’Ufficio scolastico del Molise

Pubblicato:09-06-2016 16:06
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:51

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di Anna Paola Sabatini, Direttore dell’Ufficio scolastico del Molise

Mai come in questo momento l’Europa si sente fragile rispetto al tema dell’accoglienza. Il confronto tra i vari paesi è messo a dura prova da populismo ed estremismo crescenti e il dialogo tra Stati spezzato da timori e paure esaltate dalla minaccia di volenza e terrorismo alle porte. La scuola, allora, è il luogo ideale dove poter recuperare il senso del confronto e del dialogo su questi temi e attraverso questo esercizio diventare palestra di valori. Lo hanno dimostrato i circa 500 studenti che lo scorso 21 aprile a Strasburgo, durante il progetto “Euroscola”, hanno approvato proprio nell’aula del Parlamento Europeo una loro risoluzione sul tema dell’integrazione e del dialogo tra i popoli. La richiesta ai nostri governanti è quella di accelerare il passo verso il confronto e di tenere sempre aperte le porte del dialogo. La scuola ha dentro di sé la forza di tenere unita l’Europa e può farlo con lo spirito che le appartiene, quello dell’apertura verso ogni forma di cultura e soprattutto verso il rispetto della verità. E se c’è una verità che la scuola può e deve recuperare è quella legata al confronto e al dialogo avviato da anni con le comunità di stranieri perfettamente integrate nel nostro territorio e parte strategica del tessuto economico e sociale del paese. Una Italia che gli ultimi dati del Censis fotografano in piena crisi demografica. La flessione delle nascite ha toccato il 15,4% dal 2008 al 2015 ed è solo grazie agli immigrati se si riesce a conservare una popolazione giovane di 2,6 milioni sotto i 34 anni. Il tema è stato al centro del recente dibattito organizzato dal Censis a Roma sul tema “L’integrazione nella società molecolare”. E  sono ancora i dati forniti dal Censis ad evidenziare i vantaggi di un’accoglienza dei migranti nel nostro paese in tema di natalità, lavoro, previdenza e scuola. Sono ben 693.000 i lavoratori domestici – in pratica il 77% del totale – in grado di sopperire alla mancanze del sistema di welfare pubblico. Aumentano anche le piccole e medie imprese gestite da stranieri. Dal 2008 ad oggi sono cresciute del 49% e rappresentano il 14% del totale  (quelle italiane sono diminuite dell’11,2%). Dal punto di vista della previdenza, invece, i pensionati stranieri rappresentano meno dell’1% dei circa 16 milioni di pensionati italiani. Ma se parliamo di futuro della nostra scuola, invece, il dato evidenziato dal Censis fa davvero riflettere. Nel 2015 sono stati calcolati 805.800 alunni stranieri nella scuola pubblica e privata (9,1% del totale) e molti di loro sono nati proprio in Italia. Senza questi numeri si perderebbero 35 mila classi e 68 mila insegnanti (9,5% del totale). Sono alunni e famiglie a cui trasmettere la nostra cultura e apprendere dalla loro, contribuendo ad accrescere e arricchire i nostri valori e anche la nostra identità. Sono una risorsa su cui investire per guardare a un futuro che non passi dall’odio e dalle barriere, ma dall’unione e dal rispetto, verso mete e obiettivi comuni di confronto e dialogo reciproco. Bisogna allora lavorare nella direzione di una integrazione che tenga conto di questi numeri. Bisogna che dalla scuola parta quell’esempio di dialogo che è già parte integrante delle nostre stesse comunità.


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